Le città italiane stanno male. Sono solo 2 le note liete

Risultati decisamente poco confortanti scaturiti da un’analisi ambientale sui maggiori centri del nostro Paese. Le criticità ambientali e la gestione dei rifiuti peggiorano, l’inquinamento aumenta.

Roma – Nello scorso mese di novembre è stato presentato, come succede da 29 anni, il report “Ecosistema Urbano” sulle performance ambientali di 105 Comuni capoluogo, a cura di Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole24 ore. L’analisi tiene conto di 18 indicatori divisi in 6 aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia.

Il quadro generale è molto critico: le città sembrano ferme su emergenze che col tempo sono diventate croniche e l’aspetto più inquietante è che manifestano poca propensione a invertire la rotta. In questo contesto generale, la palma dei capoluoghi più sostenibili spetta al Nord-Est. Al primo posto si è classificata Bolzano, mentre l’anno passato aveva raggiunto il sesto posto. A ruota seguono Trento, Belluno e Reggio Emilia. L’unica mosca bianca per il Sud, a rappresentare il faro della sostenibilità, è la città calabrese di Cosenza, unica città del meridione che è presente nella top ten delle città più ecosostenibili. In fondo alla classifica, agli estremi, si piazzano città come Alessandria (103esima posizione), Palermo (104esima) e Catania (105esima).

Bolzano è la città più sostenibile d’Italia.

Quello che preoccupa, secondo Legambiente, è il persistere della situazione di stallo dei capoluoghi di provincia. Come studenti indolenti manifestano una certa ritrosia a cambiare atteggiamento, che sfocia nell’incoscienza e nella noncuranza. Con un comportamento del genere i valori di inquinamento nella città non potevano che tornare a crescere. Il risultato non poteva che essere questo, se teniamo conto che il parco auto in Italia resta tra i più alti e vecchi e che sono state investite scarse risorse nel settore della mobilità pubblica. Le dolenti note non sono mica finite! È cresciuta, infatti la produzione di rifiuti urbani, tornata ai livelli precedenti alla pandemia. Altro dato preoccupante sono le perdite idriche: nella maggioranza delle città lo spreco di acqua arriva al 30%.

Le note liete sono rappresentate dall’aumento della ciclabilità e l’estensione del solare termico negli edifici pubblici. Rispetto al resto d’Europa ci troviamo ad arrancare dimostrando poca diligenza. Tuttavia, brillano esempi di sostenibilità urbana di quartieri costruiti in una prospettiva green. Ad esempio, spicca l’Ecovillaggio Montale di Modena, che è una simbiosi quasi perfetta di architettura ricercata, benessere e innovazione. Le case sono state pensate per utilizzare al massimo la luce naturale e utilizzare pannelli solari e fotovoltaici. Nella capitale è emerso un validissimo ecoquartiere, Parco Plinio, in cui gli edifici sono stati costruiti in legno con tantissimo verde intorno, in piena cooperazione con l’ambiente naturale.

Senza peccare di pessimismo estremo, sono purtroppo gemme rare in un quadro generale limaccioso e infausto. Vorremo tanto pensare che: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori” come cantava l’immenso Fabrizio De Andrè in Via del Campo nel 1967. Ma, purtroppo per noi, la poesia non è di questo mondo!

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