Lavorare come asini: si torna al Medioevo

Una qualche crescita economica c’è stata in Grecia ma quanto è costata in termini di salute e serenità nella vita? Eppure lo sfruttamento sembra diventato invisibile.

Lavorare 13 ore al giorno: non si uccidono così anche i cavalli? La recente approvazione da parte del governo greco di una legge che allunga il turno di lavoro fino a 13 ore per favorire la produttività, richiama alla mente il romanzo “Non si uccidono così anche i cavalli?” di Horace McCOy pubblicato nel 1935, da cui fu tratto un film di successo nel 1969 col medesimo titolo con la regia di Sydney Pollack.

Siamo in California, prima anni ’30, passati alla storia come “la Grande Depressione”, in cui una grave crisi economica e finanziaria provocò: crollo della produzione, aumento della disoccupazione di massa, fallimenti bancari. Inoltre crebbe in maniera esponenziale il livello di povertà, da cui scaturirono violenti disordini sociali. In questo contesto divennero popolarissimi le maratone di ballo in cui coppie di disperati senza lavoro ballavano per giorni interi, attratti, ancora prima che dal premio in denaro offerto a chi resisteva di più, dalla semplice possibilità d’avere almeno il vitto assicurato per qualche giorno.

Una situazione simile ha vissuto la Grecia nel 2009, con un elevato debito pubblico, falsificazione dei dati di bilancio da parte dei governi per entrare nell’euro, una cattiva gestione delle finanze pubbliche e un’eccessiva dipendenza dai prestiti. Ora la situazione è in parte migliorata, ma gli effetti si avvertono ancora. Un modo per creare lavoro, secondo il governo greco, è aumentarne la produttività, allungando i turni fino a 13 ore per il settore privato.

La “ratio” della legge è stata mascherata dall’adesione volontaria alla proposta, ma i sindacati e le opposizioni hanno manifestato tutto il loro malumore. Per dovere di cronaca va registrato che il salario aumenterebbe del 40% ed i turni non devono superare i 37 giorni all’anno. Mentre da più parti si discute di settimana corta, la Grecia va controcorrente. Infatti, era stata già ratificata la settimana lunga, altroché, di 6 giorni su 7 in alcuni settori, quali l’industriale e manifatturiero e nei servizi 24/7, cioè che offrono prestazioni 24 ore su 24, 7 giorni su 7 giorni.

La giornata lavorativa di 13 ore ha provocato scioperi e forte malessere.

Ci sono stati due scioperi generali con la paralisi di trasporti e servizi e le proteste contro la misura governativa, considerata un ritorno al Medioevo industriale, l’annientamento della vita privata e la legalizzazione dello sfruttamento. Il governo ha sostenuto che si tratta di “modernizzare il mercato del lavoro”, in quanto anche le norme europee hanno posto un limite di 48 ore settimanali, compresi gli straordinari.

Un modo per agevolare la flessibilità del lavoro a tutto vantaggio delle imprese. Una proposta incomprensibile, visto che i lavoratori ellenici hanno il monte ore più numeroso d’Europa, pari a 39,8 ore settimanali, con salari medi di 968 euro al mese, molto lontani dai Paesi occidentali. La disoccupazione è all’8,1%, mentre la media europea è del 5,9%. Si è registrata sì una crescita economica, ma sono ancora tanti i lavoratori che faticano a mettere insieme il pranzo con la cena e per arrivare alla fine del mese non bastano nemmeno i salti mortali.

Come ha giustamente affermato ADEDY, la Confederazione dei sindacati dei funzionari pubblici della Grecia, crescita della produttività e flessibilità, sono solo un escamotage per esprimere un’unica volontà: sfruttamento!