La scienza conferma che relazioni sociali forti sono un antidoto contro isolamento e solitudine.
Allora è proprio vero che “chi trova un amico, trova un tesoro”. Di questo adagio se ne trovano tracce finanche nelle Sacre Scritture, in cui l’amicizia viene descritta come un tesoro dal valore inestimabile: “L’amico fedele è un balsamo nella vita” (Libro dell’Ecclesiastico, 6,5-17). Ora c’è l’avallo della scienza. Le Università di Cambridge, Regno Unito e di Fuda, Cina, hanno condotto uno studio secondo cui chi ha degli amici è come se avesse uno scudo proteico, soprattutto contro lo stress.
Coltivare l’amicizia rappresenta un antidoto anche per l’arteriosclerosi e la prevenzione dei tumori. Inoltre, si riduce molto il rischio di cardiopatie, diabete e ictus e si sviluppa un sistema immunitario più forte. Al contrario chi non ha relazioni sociali incrementa le “proteine della solitudine”, il cui morso è peggio di quella della vipera, perché ci si ammala maggiormente e si muore prima. Lo studio ha interessato 42 mila adulti tra i 40 e i 69 anni. Sono state valutate le proteine circolanti ed alcune condizioni: vivere da soli, avere poco contatti sociali e il sentirsi soli. Gli studiosi sono riusciti ad individuare ben 175 proteine legate all’isolamento sociale e 26 legate alla solitudine.
Queste particolari proteine si muovono a loro agio di fronte a infiammazioni, infezioni virali, malattie cardiovascolari, diabete, ictus. Inoltre, sono state isolate 5 proteine pertinenti per la solitudine. D’altronde anche nelle tradizioni popolari la socialità, l’appartenenza a un gruppo, il senso di comunità hanno sempre rappresentato un caposaldo contro l’isolamento sociale. Gli scienziati sanno, come tutti, che più si è soli, più ci si ammala, ma non sono mai a riusciti a capirne le cause. Questo studio, invece, ha rilevato il ruolo chiave di alcune proteine direttamente crescenti con la solitudine.
Una delle proteine associata alla solitudine è l’adm che ha un ruolo fondamentale nella risposta allo stress e controlla l’ossitocina, il cosiddetto “ormone dell’amore”, una molecola che regola il tono dell’umore e riduce l’ansia. Lo studio ha evidenziato una forte relazione tra adm e il volume di una parte del cervello, dove si sviluppano diverse funzioni spesso legate all’emotività (percezione, controllo motorio, auto consapevolezza, funzioni cognitive) e all’autoregolazione corporea. Più alta risulta l’adm, più ridotto è il volume di questa particolare area del cervello. La proteina della solitudine è risultata legata alle malattie cardiovascolari, diabete, colesterolo alto e nell’accelerazione dei tumori.
E’ la conferma che le relazioni sociali fanno bene alla salute. In una società sempre più individualista, molte persone soffrono di solitudine. Il fenomeno è talmente pervasivo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’ha definita una questione di salute pubblica mondiale. Le istituzioni nazionali ed internazionali, il cui compito dovrebbe essere offrire soluzioni ai bisogni dei cittadini, sonnecchiano, fanno finta di nulla e, intanto, l’isolamento sociale e la solitudine crescono!