La violenza di genere corre sul web

Tale odisosa pratica è in netto aumento e sono gli uomini i protagonisti delle violenze, come accade nella vita reale. L’inasprimento delle sanzioni, l’introduzione del Codice Rosso e delle norme a difesa dell’intimità e della privacy non sembrano deterrenti efficaci. Occorre fare molto di più iniziando dalla certezza della pena.

Roma – La violenza corre sul web. Le nuove tecnologie sono entrate di prepotenza nelle nostre vite che qualsiasi manifestazione umana non può fare a meno di essa. Non poteva sfuggire alla sua voracità la violenza che, ovviamente, si è tramutata in cyber, ovvero nel suo formato digitale. E’ un fenomeno in continua diffusione e le sue vittime predilette sono le donne e spesso come nella vita di tutti i giorni. La sua versione online assume forme in continuo mutamento, anche se alcuni aspetti sono costanti nel tempo. In primis questa tipologia di violenza assume una caratteristica di genere. Una ricerca del Parlamento europeo del 2021 ha evidenziato che le principali vittime sono le donne, mentre gli autori sono uomini. Il dato è stato confermato dall’ONU, secondo cui il 95% della cyber violenza è rivolta contro il gentil sesso. Pur assumendo sue specificità, la violenza online non può essere disgiunta da quella del mondo reale.

E’ una sua continuazione con nuovi strumenti. Nel 2017 l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere effettuò uno studio “Violenza virtuale contro le donne e le ragazze” da cui emerse che il 70% delle vittime di cyber-stalking aveva subito una violenza fisica o sessuale dal partner nella vita reale. I modi di palesarsi sono diversi e comprendono: molestie ripetute contro la stessa persona; furto d’identità o frode; impedimenti alla vittima di utilizzare i dispositivi elettronici; diffusione non autorizzata di immagini e di informazioni personali e private; incitamento all’odio. L’impatto sulla vita delle vittime sono concreti e possono essere diretti e individuali, oppure indiretti e collettivi.

Gli effetti possono essere devastanti dal punto di vista economico e sociale. A tal proposito uno studio del Servizio Ricerca del Parlamento europeo (EPRS) ha sostenuto che la cyber violenza ha un impatto negativo sulla capacità di chi la subisce nell’esercitare i propri diritti fondamentali e si intreccia ad altre forme discriminatorie delle donne. Gli effetti devastanti possono riguardare la salute mentale con stati depressivi, attacchi di panico, ansia fino agli atti di autolesionismo. Queste conseguenze sui più giovani causano un calo del rendimento scolastico e l’isolamento dalla vita sociale e pubblica. Con gravi danni anche sulla vita futura, soprattutto per l’occupazione e sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Ad esempio, la diffusioni di immagini intime senza consenso (revenge porn), oltre a procurare un danno alla propria reputazione, possono portare al licenziamento e alla crescita delle difficoltà nella ricerca di un lavoro. Per non parlare dei costi anche economici. Si parla, infatti, di una cifra che varia tra i 49 e gli 89 miliardi di euro, che comprende le spese di aiuto e sostegno, quelle legali e sanitarie e di altro genere. E’ da segnalare che in Italia, contro la cyber violenza è stato dato inizio ad una campagna di formazione, informazione e sensibilizzazione con la partecipazione di centri antiviolenza, anche quelli di uomini che si sono macchiati di questo crimine, aziende di sicurezza informatica, enti di ricerca e istituzioni pubbliche.

Questa campagna è sostenuta dalla Commissione europea per la promozione dei diritti civili. Se c’è la volontà politica generale e tutti si mettono al lavoro di buona lena, è probabile che qualche spiraglio di luce si possa intravedere nella buia spelonca della bieca violenza di genere!

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