La vendetta di moglie e figli dopo anni di violenze e soprusi

Una madre con due dei suoi quattro figli avrebbe ammazzato a coltellate il coniuge violento al culmine di un ennesimo, violento litigio. Poi i tre avrebbero amputato una gamba alla vittima nel tentativo di alleggerirne il peso. Il cadavere del panettiere di Giffoni è stato poi gettato dentro una scarpata poco distante da casa.

Giffoni Valle Piana – Aveva ucciso il marito un giorno prima mentre andava dai carabinieri a denunciarne la scomparsa con una mano fasciata. Ai militari, di primo acchito, il racconto della donna in lagrime sembrava poco veritiero e quella fasciatura destava non pochi sospetti:

”…Mio marito è scomparso – aveva riferito la moglie – mi ha detto di preparargli una busta con i vestiti del lavoro e se li è fatti consegnare davanti al cancello d’ingresso di casa. Poi è sparito…”.

Monica Milite e Ciro Palmieri

Monica Milite, 40 anni, cosi aveva riferito ai militari della caserma di Giffoni, in provincia di Salerno, in merito alla scomparsa del coniuge, Ciro Palmieri, 43 anni, panettiere, che mai si sarebbe allontanato da casa senza avvisare moglie e figli. La donna si era rivolta anche a Chi l’ha Visto per rendere ancora più veritiera la sua versione dei fatti.

In due settimane però gli stessi militari scoprivano una terribile realtà: Palmieri non si era allontanato da casa ma era stato ucciso. E ad ammazzarlo con 40 coltellate era stata proprio la moglie Monica e due dei suoi quattro figli. Quanto accaduto quel tragico 29 luglio sarebbe stato ripreso dal sistema di videosorveglianza dell’abitazione della vittima.

In una sequenza di immagini, che qualcuno avrebbe tentato di sovrascrivere ovvero di cancellare, si vede come in casa sarebbe scoppiata l’ennesima lite dai toni accesi e violenti. Ciro, al culmine dell’alterco, avrebbe gettato in faccia alla moglie un liquido mentre la donna reagiva scagliandosi contro l’uomo armata di bastone. Poi avrebbe impugnato un coltello con il quale avrebbe aggredito il marito seguita dai suoi due figli, anche loro armati di coltello, sotto gli occhi terrorizzati del ragazzino più piccolo.

La casa di via Giovanni Marano, frazione Curticelle, dove si è consumato l’omicidio

L’uomo sarebbe stato colpito da almeno una quarantina di fendenti anche quando si trovava sul pavimento ormai in fin di vita. Le telecamere avrebbero ripreso anche la parte più macabra del sanguinoso omicidio. In diverse sequenze si vedrebbe anche l’amputazione di una gamba della salma che sarebbe stata recisa per alleggerirne il peso. L’arto sarebbe stato chiuso in una busta di plastica e gettato in una scarpata, in zona boschiva alla periferia del paese, assieme al corpo senza vita del panettiere.

A rivelare l’esatta posizione del cadavere, fra le montagne di Giffoni, sono stati la stessa Monica Milite ed i suoi figli complici, tutti e tre accusati di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e occultamento di cadavere:”…Picchiava mia madre…”, avrebbe detto il figlio quindicenne di Ciro Palmieri, e le indagini dei carabinieri confermerebbero le dichiarazioni del giovane presunto patricida.

Nel 2015 infatti il panettiere sarebbe stato denunciato per maltrattamenti dalla moglie e allontanato da casa con provvedimento giudiziario. La donna aveva raccontato per filo e per segno le brutalità subite da lei e dai figli ma poi aveva ritrattato le accuse tanto da essere denunciata d’ufficio per calunnia dal consesso giudicante. E le violenze domestiche sarebbero continuate.

Le diverse fasi del recupero del cadavere di Ciro Palmieri gettato in un dirupo

Monica ed il suo secondogenito di 18 anni (il primo figlio di 23 anni, militare, è tornato a casa dopo il delitto ed ha confermato le liti fra genitori), difesi dall’avvocato Damiano Cantalupo, durante l’interrogatorio di garanzia si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al Gip di Salerno mentre il figlio quindicenne avrebbe confermato sia la partecipazione al delitto che le violenze subite dalla madre, durante l’interrogatorio presso la Procura dei Minori, diretta dal procuratore Patrizia Imperato.

Per i tre indagati sono stati convalidati i fermi e la custodia cautelare in carcere. Le indagini, svolte dai carabinieri e coordinate dal procuratore aggiunto di Salerno Luigi Cannavale, continuano per accertare se il movente dell’omicidio è attribuibile soltanto ad un attacco d’ira dell’uomo e non ad altro.

Pare che Palmieri, descritto dai suoi parenti come un uomo normale, gran lavoratore tutto casa e famiglia, soffrisse di ossessioni tanto da installare in casa un sofisticato sistema di videosorveglianza per controllare moglie e figli e grazie al quale è stato scoperto l’omicidio.

Il procuratore aggiunto Luigi Cannavale che coordina le indagini

Il ragazzino più piccolo  di 11 anni è stato trasferito in un centro di accoglienza mentre il fratello militare ne avrebbe chiesto l’adozione:”…Ogni intervista, ogni dichiarazione è per te Ciro – scrive su Facebook Elvira Palmieri, sorella della vittima – una coltellata in meno. Ti stiamo aiutando a riposare finalmente in pace, noi non ci arrendiamo. Te lo prometto…”.

Il terribile omicidio rimette in discussione i sistemi di tutela per le donne sottoposte a maltrattamenti domestici. Qualsiasi norma innovativa, però, non può evitare che le vittime non ritrattino le denunce in sede processuale:

Salvatore Calleri

“…Il triste episodio accaduto a Giffoni – dice Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto – in cui una madre insieme a due figli ha ucciso il marito accusato di essere violento, in attesa della chiusura delle indagini che chiariranno meglio il quadro, deve farci riflettere anche sul cosiddetto Codice Rosso e l’impellente questione del femminicidio. Argomento assente dalla campagna elettorale di tutti i partiti. Il problema vero consiste nel fatto che alla normativa d’urgenza, acceleratrice dei tempi di risposta, non corrisponde a monte un aumento dell’organico dedicato al Codice Rosso. Per non parlare delle strutture di accoglienza che non risultano in alcuni casi all’altezza della situazione. Manca poi l’obbligatorietà del braccialetto elettronico che dovrebbe essere indossato dal soggetto violento per tracciarne gli spostamenti onde evitare che si avvicini alla vittima...”.

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