Utilizzate da Maya e Aztechi durante le cerimonie religiose, le sostanze “psichedeliche”, a lungo ostracizzate, trovano una nuova applicazione in medicina.
Roma – Davvero gli allucinogeni alterano la coscienza? Nelle ultime settimana i mass media si sono occupati di una notizia proveniente dagli USA, secondo cui un pilota fuori servizio, il 22 ottobre, ha cercato di spegnere i motori del suo aereo, partito da Seattle con destinazione San Francisco. Per questo insano gesto è stato accusato di tentato omicidio e di condotta pericolosa. Il pilota ha spiegato il fatto assurdo con l’aver ingerito funghi allucinogeni, per cui è stato sveglio oltre 40 ore. Inoltre ha dichiarato di soffrire da sei anni di depressione. L’episodio ha scatenato una serie di discussioni tra gli esperti. L’aspetto che ha dato il là alla diatriba è che l’effetto di questo tipo di sostanze dura al massimo 7-8 ore e non oltre 40 come dichiarato dal pilota.
Secondo l’Istituto di ricerca sugli psichedelici dell’Università di California, Berkeley e della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora, USA, il principio attivo dei funghi allucinogeni, la “psilocibina”, viene eliminato dal corpo massimo entro un giorno dall’assunzione. Quindi, la reazione del pilota, dal punto di vista scientifico, si è mostrata fallace e non corrispondente al vero. Tuttavia, la correlazione tra ingestione di funghi allucinogeni e l’attuazione di gesti sconsiderati, come quello del pilota statunitense, potrebbe, consolidare il convincimento nell’opinione pubblica, peraltro già molto diffuso, che tra gli effetti ci sia la probabilità di compiere gesti folli e pericolosi per sé e gli altri. Questo tipo di narrazione è stata favorita dall’esaltazione di notizie secondarie sui mass media e dalle raffigurazioni letterarie e cinematografiche, ma non è supportata dalla scienza.
C’è da segnalare che gli studi sugli allucinogeni e sulle sostanze psicotrope sono stati sempre condizionati da scarsi finanziamenti. Inoltre, soggetti a una duratura disapprovazione sociale e condizionati dalle difficoltà nel reperirli legalmente e ottenere tutte le autorizzazioni utili per lo studio degli effetti in laboratorio e sotto controllo. Parrebbe che, in base agli studi più affidabili degli ultimi decenni, il rischio di procurare danni a causa dell’assunzione di allucinogeni non è una loro caratteristica. Al contrario, risulta un effetto molto raro, se confrontato con l’uso di altre sostanza, come l’alcool, facilmente reperibile sul mercato in quanto legale e legittimato.
Storicamente gli effetti della “psilogibina” erano già noti, un secolo fa, alle popolazioni indigene dell’America centrale e del Messico che la utilizzavano nelle cerimonie religiose. Fanno parte delle sostanze “psichedeliche” (che rivelano la mente) e sono in grado di aumentare l’intensità percettiva delle percezioni e sensazioni (forme, colori, suoni, sensazioni tattili) fino a vere e proprie distorsioni illusorie non solo della forma e del colore degli oggetti, ma anche dello spazio e del tempo. Negli ultimi tempi gli studi clinici si sono concentrati sull’efficacia della “psilocibina” per la cura dei disturbi mentali, in particolare della depressione, riscontrando risultati positivi. E’ consigliato, comunque, l’uso sempre sotto lo stretto controllo medico. Ancora una volta, viene dimostrato come pregiudizi, dicerie, false interpretazioni possano diffondersi tra l’opinione pubblica.
Fino a comporre una vera e propria “leggenda metropolitana o urbana”. Ovvero una storia insolita e inverosimile, trasmessa, quasi sempre oralmente, che a un certo punto della sua diffusione ottiene larga eco nei media, ottenendo, in tale maniera una patente di credibilità. E’ definita “metropolitana o urbana” non tanto per contrapporsi ad un’eventuale narrazione “rurale o provinciale”, ma perché essa è nata e si e diffusa nella civiltà moderna, più legata alla città che alla campagna. Bisogna stare molto attenti, in quanto attraverso esse si corre il rischio di prendere “fischi per fiaschi”!