La riscossa delle donne STEM, scienziate che seguono il modello di Goldin e Cristoforetti

Sulla scia degli esempi virtuosi impennata delle iscrizioni a “ingegneria aereospaziale” che ha avuto un sussulto, passando dal 15 al 20%.

Roma – Le donne STEM alla riscossa. Negli ultimi tempi si è assistito ad una discreta avanzata di professioniste provenienti da studi scientifici. Le famose discipline STEM, ovvero “Science, Technology, Engineering and Mathematics” (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). E pensare che un tempo veniva loro sconsigliato di seguire questo percorso universitario, perché non da “donne”, che infatti abbondavano nelle focoltà umanistiche. I numeri ci dicono che, dunque, le donne STEM stanno avanzando. Però più si va in altto, più il potere è fortemente maschile.

Nel rapporto “Analisi di genere” a cura dell’ANVUR – l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, un ente pubblico sotto la vigilanza del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) che si occupa della valutazione dell’attività delle università in Italia- sono emerse le disparità: 60,7% di uomini contro il 39,3% di donne. Tuttavia, guardando agli anni 1918-2021 le iscritte a Scienze naturali, matematiche e statistiche hanno raggiunto il 56%, contro una media europea del 50%. In alcuni settori scientifici è stata raggiunta e sorpassata l’agognata meta del 50% di professioniste.

Come è successo, ad esempio al “National Biodiversity Future Center”,  uno dei cinque centri nazionali dedicati alla ricerca di frontiera che coinvolge istituzioni e imprese in tutta Italia, il primo centro italiano per la biodiversità, che è stato finanziato con la somma di 320 milioni di euro, grazie al PNRR (Piano Nazionale  di Ripresa e Resilienza) e al Next Generation Eu (fondi  della Commissione Europea per aiutare gli Stati membri colpiti dalla pandemia). Qui, infatti, le ricercatori sono il 57% del totale.

In dettaglio il Centro si occupa di sei aree tematiche: mare, terre emerse, aree umide, città, formazione e condivisione della conoscenza e le donne si sono poste l’obiettivo di trasformare la ricerca in valore per la società. La loro crescita in queste discipline è stata lenta ma costante, sino a ricavarne maggiore visibilità e riconoscimento. Il processo è stato incentivato da politiche attente all’inclusione e alle questioni di genere, nonché dall’affermazione di modelli femminili nella scienza. Inoltre, la crescente presenza nella ricerca sulla biodiversità, forse, è dovuta ad un approccio e a un “sentire” più profondo sulla questione ambientale.

Se è vero che le donne scienziate hanno raggiunto vertici altissimi come Claudia Goldin, che ha ricevuto il Nobel per gli studi sul “Gender Pay Gap”, ci sono altri settori che languono di presenze femminile. E’ il caso, ad esempio, dell’ingegneria digitale e industriale, in cui gli ostacoli sono costituiti anche dalla forte influenza dei modelli sociali. Se nessuno emerge in quell’ambito -spesso ci si chiede- perché dovrebbe toccare proprio a colei che spera di varcare la fatidica barriera? E così, nessuno spezza le catene e si rinuncia in partenza, prima di provare. Fino a quando arriverà, si spera, qualcuna che riuscirà a spezzarle, liberando tante donne meritevoli dal giogo dell’esclusione.

Dal rapporto è emersa una piacevole novità. Ovvero, l’impennata delle iscrizioni a “ingegneria aereospaziale” che ha avuto un sussulto, passando dal 15 al 20%. Sulla scia, pare del successo di Samantha Cristoforetti, astronauta e aviatrice, prima donna italiana negli equipaggi dell‘Agenzia Spaziale Europea e prima donna europea comandante della Stazione spaziale internazionale. E’ chiaro: non tutte raggiungeranno il suo livello. Però l’aspetto importante è che il suo successo è un modo per dirsi: ce la si può fare! Sono risultati molto incoraggianti, anche se il cammino per arrivare ad un’inclusione totale è ancora lungo e irto di difficoltà. Il “potere maschile”, infatti, come una iena famelica, farà di tutto e di più per non essere sloggiato dalle sue cadreghe. La speranza è che possa succedere non troppo tardi, affinché le carriere siano contrassegnate dal merito, senza distinzione di genere e di colore e non dagli inciuci!

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