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Usa: Orban alla corte di Trump, “portaci la pace”. Biden contrattacca, “un dittatore”

Il premier ungherese ha incontrato il tycoon: “Il mondo sarebbe migliore se tornasse al potere”. Una crepa tra gli sfidanti alla Casa Bianca.

Washington – Viktor Orban approda alla corte di Donald Trump, con una manovra che non lascia dubbi. Un vero e proprio endorsement a The Donal che crea un certo scompiglio politico e suscita le ire di Joe Biden e genera spaccature insanabili e giudizi tranchant. “Un aspirante dittatore”, tuona Biden, “Un grande leader” replica Trump. Il leader ungherese arriva in pompa magna a Mar-a-Lago dal tycoon e da Melania, ricomparsa pubblicamente al fianco dell’ex presidente dopo una lunga assenza. Una visita che crea una crepa già evidente tra i due sfidanti alla Casa Bianca.

Il tycoon ha steso a Viktor Orban il tappetino rosso, prima con una cena e poi con un concerto in suo onore: “Non c’è leader più intelligente o migliore di lui – dice Trump – è fantastico, sta facendo un grande lavoro. Non è una figura controversa perché ha detto che così deve essere e fine, lui è il boss. Un grande leader, un fantastico leader in Europa e in tutto il mondo. Lo rispettano”.

Viktor Orban

Un asse che fa impallidire Biden ma anche l’intero assetto dei rapporti europei con gli Usa. La replica del presidente statunitense attuale è gelida: “Sapete con chi si incontra oggi Trump a Mar-a-Lago? Con Orban, che ha dichiarato apertamente di non ritenere che la democrazia funzioni e di cercare la dittatura. Io invece vedo un futuro in cui difenderemo la democrazia, anziché sminuirla”. L’accusa si riferisce in particolare al suo flirt con Vladimir Putin che rischia di compromettere gli sforzi occidentali a favore dell’Ucraina.

Un flirt condiviso da Orban, il quale ha trasformato la sua controversa visita in Usa in un assist a Trump e in una sfida a Biden, che non lo ha mai invitato alla Casa Bianca né ai suoi vertici sulla democrazia. Il premier ungherese ha fatto prima tappa a Washington al think tank conservatore Heritage Foundation, evidenziando su X che “la più grande battaglia nella politica internazionale è tra i globalisti e i sovranisti”.

Quindi è volato a Mar-a-Lago, la ‘Casa Bianca d’inverno’, ed è entrato a gamba tesa nella campagna elettorale Usa dando il suo endorsement al tycoon. “È stato un piacere far visita al presidente Donald Trump. Abbiamo bisogno di leader nel mondo che siano rispettati e che possano portare la pace. Lui è uno di questi! Torni a portarci la pace, signor Presidente!”, ha scritto su X.

“Qui in America, la campagna è in pieno svolgimento e sta procedendo a ritmo sostenuto. Spetta agli americani prendere la propria decisione, ma spetta a noi ungheresi ammettere onestamente che sarebbe
meglio per il mondo e meglio per l’Ungheria se tornasse Donald Trump”, ha detto poi Orban più esplicitamente in un video pubblicato sui suoi social, sottolineando che “durante la sua presidenza c’era pace in Medio Oriente e pace in Ucraina” e che “non ci sarebbe la guerra oggi se fosse ancora presidente degli Stati Uniti”.

Trump e Orbán si considerano da tempo “buoni amici”. Era il 2019 quando l’allora presidente accoglieva in pompa magna il titolare del governo di Budapest. Il primo ungherese a rimettere piede alla Casa Bianca dopo 14 anni. In quella circostanza il tycoon si spinse persino a dire: “E’ come me, un po’ controverso, ma va bene…”. Nelle foto dell’incontro avvenuto venerdì in Florida i due leader, pura coincidenza, sono vestiti in modo identico: abito blu, camicia bianca, cravatta azzurra. Al tavolo del confronto sono stati portati i temi cari a entrambi tra cui, a precisarlo è stata una nota dell’ufficio stampa trumpiano, “l’importanza fondamentale di confini forti e sicuri per proteggere la sovranità di ogni nazione”.


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