L’indigenza in Italia continua la sua rapida ascesa. Oltre le classiche misure emergenziali sembra che la politica non riesca a varare misure strutturali a lungo termine.
Mayday: la povertà in Italia è in crescita! Siamo in piena campagna elettorale. Lo spettacolo è di infimo livello, recitato da attorucoli della politica boriosi e arroganti, che dispensano ricette salvifiche a destra e a manca. Come d’altronde hanno sempre fatto. Senza rendersi conto che chiunque governerà questo strampalato Paese, si troverà di fronte a nuove emergenze sociali, acuitesi con l’inflazione e che rappresentano una vera e propria polveriera sociale. Non è il grido d’allarme di qualche rivoluzionario d’antan, ma è quanto è emerso da un’indagine della Banca d’Italia sui redditi delle famiglie nel 2020 e dai dati Istat per conto della Commissione lavoro della Camera.
Secondo Tito Boeri, economista ed accademico italiano, nonché presidente dell’INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale) dal 24 dicembre 2014 al 16 febbraio 2016, la povertà sarà la prima emergenza che il nuovo governo dovrà affrontare. Oggi ci sono circa 1 milione di persone in più sotto la soglia della povertà assoluta rispetto al periodo prima della pandemia. Sono emersi nuovi poveri, appartenenti ai servizi di alloggio, ristorazione, attività artistiche, intrattenimento, divertimento ed i lavoratori autonomi.
A questi vanno sommati i lavoratori con contratti temporanei, la gran parte dei quali con meno di 35 anni che rispetto ai lavoratori anziani hanno perso il lavoro 10 volte di più. I vari bonus sostegno in favore di lavoratori, imprese e famiglie introdotti durante la pandemia hanno contenuto le diseguaglianze e cercato di frenare l’ulteriore discesa nella scala della povertà in Italia.
Ma si sono trattate di misure emergenziali e, quindi, episodiche, e hanno spostato il problema solo temporalmente. C’è bisogno di misure complessive di sostegno al reddito e alla formazione professionale, anche di sgravi fiscali per le imprese sane, in modo da poter porre un argine all’economia sommersa e alla relativa evasione fiscale e contributiva.
E’ necessario offrire protezione sociale a chi svolge un lavoro autonomo. Negli ultimi decenni in questa categoria si sono sviluppate molte figure lavorative. Invero molte di queste lo erano solo sulla carta con tutti gli effetti fiscali e contributivi. Di fatto svolgevano lavoro da dipendenti. Un’altra categoria di lavoratori spesso dimenticati sono quelli temporanei, in prevalenza donne, le più colpite dagli effetti devastanti della pandemia.
L’inflazione come si sa produce effetti distributivi che vanno ad incidere soprattutto sui redditi bassi e fissi. Il salario minimo indicizzato all’inflazione, cioè adeguato automaticamente alla sua variazione, e le pensioni minime possono essere due interventi efficaci per la salvaguardia delle fasce più deboli della popolazione. Non pare che tra le tematiche della campagna elettorale in corso ci sia una visione complessiva dei problemi summenzionati, ma solo generiche promesse e buone intenzioni.
Le prime non costano nulla e c’è sempre qualcuno che abbocca. Delle seconde, come si sa, ne è lastricata la strada per inferno. D’altronde come disse Nikita Chrušcëv, leader dell’Unione Sovietica dopo la morte di Stalin, nel 1953: “Gli uomini politici sono uguali dappertutto. Promettono di costruire un ponte anche dove non c’è un fiume”.
Attenzione, quindi, ai predicatori e falsi profeti. Non abbiamo bisogno né degli uni, né degli atri. Ma di una Politica con la P maiuscola che abbia un Progetto e di una classe dirigente all’altezza dell’arduo compito. Nell’antica Grecia, il filoso Diogene Laerzio un giorno decise di prendere una lanterna in pieno giorno e di andare in giro. Quando gli chiesero perché facesse questa “stranezza”, rispose: “Cerco l’uomo”.
Ebbene si potrebbe andare in giro con una lampada alla ricerca di un Politico, con la P maiuscola. Non ne troveremmo uno, nemmeno costruito al computer e nonostante l’aiuto della trasmissione televisiva: “Chi l’ha visto?”.