La Dieta mediterranea? Un lusso per pochi. Così scatta l’allarme: un bambino su tre in Italia è obeso

Coi prezzi che corrono, servono redditi alti per alimentarsi correttamente. E il cibo-spazzatura “low cost” per molti è ormai l’unica opzione accessibile.

Per anni la nostra cucina, compresa la famosa dieta mediterranea, è stata esaltata come la più salutare e efficace. Sarà pur vero, ma stando ai dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il principale istituto di ricerca italiano nel settore biomedico e della salute pubblica, nonché organo tecnico scientifico del servizio sanitario nazionale (SSN), un bambino, tra gli 8 e 10 anni, su tre è obeso. Certamente non sarà responsabilità della dieta mediterranea, ma una relazione con l’alimentazione c’è eccome!

L’obesità è più diffusa al sud che al nord in un rapporto inversamente proporzionale alla ricchezza.
A significare che meno si guadagna, più di diventa obesi, forse perché per sbarcare il lunario, coi salari da fame che si percepiscono, bisogna, per forza di cosa, accontentarsi di un’alimentazione meno sana ma accessibile.

Secondo l’ISS bisogna praticare una sana dieta alimentare. Ma è come il cane che si morde la coda, nel senso che per seguire le indicazioni dell’ISS bisogna avere un certo reddito e, quindi, si è punto e a capo.
I meno abbietti oltre ad essere tali sono pure obesi, come dire: cornuti e mazziati!
L’anno scorso solo il 5% della popolazione ha seguito la dieta mediterranea, che se applicata correttamente è un efficace strumento di prevenzione per l’obesità e le malattie cardiovascolari.

Un altro paradosso emerso è relativo alla constatazione che si vive più a lungo, ma in pessime condizioni, a vantaggio delle case farmaceutiche. Magra consolazione, infatti, è notevolmente calata l’aspettativa di vita scevra da malattie, che andrebbero prevenute durante l’infanzia e l’adolescenza, con una attenta e capillare politica di salute pubblica.

A parere dell’ISS è necessario investire in tre direzioni: allattamento al seno, trasformare l’offerta alimentare, lotta alle disuguaglianze. La prima è una pratica efficace di prevenzione dell’obesità, attraverso cui si possono quasi annullare le disuguaglianze economiche.

Non ci è dato sapere come, nel senso che se tutte donne, povere e ricche, possono allattare al seno e far crescere bene il bambino, è nel suo sviluppo che riaffiorano le disparita socioeconomiche, per cui chi può spendere acquista cibo migliore, chi ha le tasche semivuote si adatta.
L’offerta alimentare può cambiare se si abbandonano per i piccoli i cibi molto processati, composti di zuccheri, grassi e sali, molto diffusi durante il periodo scolastico col consumo di merendine.
L’ISS invita le famiglie intere ad assumere maggiore consapevolezza sulla qualità della dieta e sull’educazione alimentare.

Inoltre, vigilare sul marketing selvaggio operato dall’industria alimentare, che fa di tutto per sedurre i bambini e gonfiare il proprio portafoglio. La salute dei bambini? Non è un problema di loro competenza!

Un altro aspetto che meriterebbe maggiore attenzione delle istituzioni politiche europee è la mancanza di una legislazione orientata a ridurre la pubblicità intorno agli alimenti nel mondo di internet.
Com’è noto anche i bambini trascorrono una buona parte del loro tempo libero a smanettare i vari dispositivi elettronici e vista la loro fragilità andrebbero sostenuti con interventi mirati.

Infine, maggiore attenzione all’uso del cosiddetto “cibo a domicilio”, con cui utilizzando due tasti del cellulare, in meno di mezz’ora arriva a casa una montagna di calorie. Alla fine della giostra, gira e rigira, la morale è sempre la solita. Ovvero che “il cane morde sempre lo straccione”, come recita un antico motto popolare. Nel senso che il destino cinico e baro si accanisce contro chi è già malandato di suo.

Anche se, per quanto riguarda le condizioni economiche, più che il fato, è la politica la vera responsabile di essere incapace di invertire la rotta di una nave alla deriva. Un incremento di salari e stipendi, oltre a migliorare le condizioni di vita di chi ne usufruisce, che si può, quindi, alimentare meglio, produce benefici anche al sistema sanitario nel suo insieme, con spese inferiori.

Perché la salute è anche un bene pubblico, o no?

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