Effetti e conseguenze della chiusura massiccia di sportelli bancari nel territorio italiano e nelle comunità locali, alla luce delle nuove tendenze e sfide del settore finanziario.
Roma – Banche anno zero. In meno di 10 anni gli istituti di credito hanno chiuso 11.231 sportelli, dal 2012 la riduzione è stata del 34,1%. A fine 2012 gli istituti bancari erano 32.881, a fine 2020 sono scesi a 23.480 e a fine 2021 a 21.650. In un solo anno, quindi, sono stati chiusi 1.830 sportelli. In sostanza i dati sono allarmanti. Si sta verificando una sorta di desertificazione bancaria, chiudono le filiali e circa il 61% dei paesi non ha sportelli sul suo territorio. Un fenomeno, spiega First Cisl che ha incrociato dati Istat e Bankitalia, “che è avanzato rapidamente negli ultimi anni, tanto che la penuria di sportelli potrebbe ancora salire. In ogni caso i Comuni con un solo sportello sono il 20% del totale”.
Una ricerca ha evidenziato come la chiusura delle filiali dopo lo scoppio del Covid, con le nuove tecnologie e l’aumento della concorrenza da parte di piattaforme di super-App e giganti della tecnologia, abbiano accelerato la trasformazione digitale e innescato un cambiamento nelle priorità e nei modelli di business del settore finanziario. Una rivoluzione a cui non eravamo preparati, nonostante la professionalità non fosse sempre di casa negli istituti di credito, che hanno rivolto da tempo la loro attenzione su altri business divenendo anche delle “agenzie immobiliari”.
La pandemia, insomma, è stata un forte catalizzatore di nuovi tipi di collaborazione e sperimentazione. Infatti, quasi la metà dei dirigenti bancari prevede che le proprie attività evolvano in ecosistemi nei prossimi anni in cui le banche offriranno prodotti e servizi di terze parti, insieme ai propri, a clienti e ad altre organizzazioni finanziarie. Tutto è ormai cambiato e non so se può definirsi evoluzione, rimane il fatto che per molti cittadini è un disservizio.
Per molti italiani, infatti, recarsi in banca sta diventando un lusso. Nel 2022 le banche hanno chiuso 554 sportelli sul territorio nazionale, un’ulteriore contrazione del 2,6% rispetto al 2021. L’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl, che elabora i dati resi disponibili al 31/12/2022 da Bankitalia e Istat, disegna un quadro preoccupante. Il dato, comunque, è che in parallelo il numero di persone che non hanno accesso a una filiale nel Comune di residenza sono oltre 4 milioni, quasi 250mila in più di un anno fa. Numeri destinati a crescere, in quanto circa di 6 milioni d’italiani, residenti in Comuni nei quali è rimasto un solo sportello, rischiano di trovarsi a breve nella stessa condizione.
Cala, dunque, anche il rapporto tra popolazione e numero di sportelli da 36,5 si arriva a 35,5 ogni 100mila abitanti. Però la fuga delle banche dai territori, come potrebbe intendersi, non investe solo i centri di piccole dimensioni, ma anche Comuni completamente desertificati che hanno più di 10mila abitanti, mentre tra quelli con un solo sportello appena 12 Comuni sono al di sopra dei 15mila abitanti.
In ogni caso, continuare a perseverare in questa politica aziendale di ridurre la presenza sui territori significa muoversi in direzione opposta agli obiettivi del PNRR, che punta invece a chiudere il gap di sviluppo tra le diverse aree del Paese. Il progetto Polis, con cui Poste Italiane investirà 1,2 miliardi di euro, punta ad avvicinare i servizi della pubblica amministrazione ai cittadini integrando la rete fisica degli sportelli con il canale digitale. Insomma, l’esatto opposto della filosofia bancaria, almeno di quella a cui molti erano abituati, da decenni.