Banche: i piccoli risparmiatori cornuti e mazziati

Nonostante le pressioni esercitate dalle associazione dei piccoli risparmiatori che hanno subito il default di molte banche popolari soprattutto al Nord, la manovra di bilancio è stata approvata anche al Senato, senza i tanto agognati ristori.

Roma – Si sperava in un emendamento all’ultimo momento. Come spesso succede in Italia per dare il via libera ai risarcimenti dovuti per legge. Ed invece, ancora una volta, i piccoli risparmiatori si sono trovati “cornuti e mazziati” come si è soliti dire nel gergo partenopeo per indicare che oltre al danno c’è pure la beffa. E’ a tutti noto il collasso finanziario delle ex banche popolari: i più eclatanti hanno riguardato la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, avvenuti a metà dello scorso decennio. Il tanto lodato “Nord-est” fino ad assurgere a modello da imitare, si è trovato, almeno dal punto di vista bancario, in brache di tela.

Tanto per dire che in Italia tutto il mondo è paese! In realtà il Governo aveva pensato di mettere da parte la somma di oltre mezzo miliardo di euro da elargire alle vittime del “crack”. Ma, non si sa per quale oscuro motivo, questo “gruzzolo” sarebbe stato effettivo solo con un emendamento, che, purtroppo non è arrivato. Per chi mastica un po’ di diritto costituzionale, un emendamento è una proposta di modifica di un testo legislativo. Non si riesce a capire gli strani giri che fanno le leggi in Italia. Per il fallimento delle banche lo Stato ha previsto un apposito fondo, il FIR (Fondo Indennizzo Risparmiatori) convertito nella Legge del 28 giugno 2019.

L’indennizzo può essere pari al 30% della somma volatizzatasi e ad un totale di 100 mila euro, come deciso dalla Commissione Europea. Le associazioni dei consumatori in rappresentanza dei risparmiatori, nei giorni scorsi, hanno inviato una missiva di protesta perché tantissime persone, pur inoltrando richiesta al FIR, si sono trovate con un pugno di mosche in mano. Inoltre, si chiede al governo di accelerare il processo di valutazione delle domande.

Il Ministero, al contrario, ha dimostrato di perdere tempo. Nel senso che, oltre ai funzionari della Consap (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici), ha nominato altri nove “esperti” per elaborare le procedure di indennizzo. Tutti questi specialisti hanno partorito delle norme di cui si fa fatica a comprenderne la “ratio”, risultando poco chiare e incomprensibili. Inoltre, è molto probabile che la legge in questione non avesse copertura finanziaria. O che le risorse sono stata destinate altrove. Come ad esempio, il calcio e lo sport, che grazie ad un emendamento (in questo caso è venuto fuori, per i risparmiatori ha…giocato a nascondino) per cui si è attivato il senatore di Forza Italia, nonché presidente della Lazio Claudio Lotito (il conflitto di interesse non esiste?).

Normativa “salva calcio”

La norma prevede di fatto a tutti i club di Serie A di spalmare in 60 rate, ovvero 5 anni, i debiti accumulati con i mancati versamenti Irpef non effettuati per la pandemia da Covid-19. Si tratta di 889 milioni di euro, di cui 5.00 delle società di calcio della serie A. Un bel malloppo non c’è che dire, non sono mica bruscolini. Questa è l’Italia, dove tra il calcio in cui sono stati perpetrati una serie di reati, tra cui: falso in bilancio, doping amministrativo, doping vero e proprio, passaporti falsi, corruzione di arbitri, alterazione della competizione sportiva e chi più ne ha ne metta e un manipolo di piccoli risparmiatori, che si sono spaccati la schiena per mettere da parte un po’ di risparmi, che sono stati sottratti con l’inganno da parte di banche popolari di cui si fidavano, viene scelto il primo, no? Tanto per usare un eufemismo: un’autentica vergogna!

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