Si consuma di meno, ma con spese maggiori, mentre il “tesoretto” degli italiani si sta esaurendo: bruciati venti miliardi.
Roma – Il debito privato in continua crescita. Tra i Paesi dell’Unione Europea (UE) l’Italia vanta il secondo debito pubblico più alto, dopo la Grecia. Una medaglia d’argento di cui avremmo fatto volentieri a meno. Nel lontano 1986 fu pubblicato un libro dall’eloquente titolo “Debito pubblico, ricchezza privata”, dell’economista Filippo Cavazzuti. Era il periodo in cui il nostro debito pubblico stava prendendo una brutta piega, entrando in quel circolo vizioso che ha prodotto i risultati odierni. Se la piega era brutta, probabilmente le responsabilità erano e restano del “sarto” politico di allora e di oggi. Allora al debito pubblico corrispondeva un’elevata ricchezza privata, a vantaggio dei soliti noti: grandi industriali assistiti dallo Stato, manager di Stato e faccendieri vari.
Le briciole del “banchetto” arrivavano anche ai ceti medi, composti da piccoli imprenditori e artigiani. Come, poi gli eventi in seguito hanno dimostrato, si trattava di una ricchezza “drogata”, fondata non su solide basi. Oggi con l’inflazione galoppante e il rincaro dei costi energetici, provocati dall’ invasione dell’ Ucraina da parte della Russia, molte famiglie sono “alla canna del gas”. Si consuma di meno, ma con spese maggiori. Inoltre, anche il gruzzolo dei risparmi a cui si erano appoggiati buona parte di italiani, si sta esaurendo. Poiché, come recita un vecchio adagio “Il cane morde lo straccione”, a pagarne le conseguenze più drammatiche sono le famiglie a basso reddito. Il precipizio della povertà è così vicino che molti vi precipiteranno senza poter fare nulla.
Inoltre stanno facendo fatica ad arrivare alla fine del mese anche le famiglie più capienti. Questa situazione si è esacerbata con l’aumento dei tassi d’interesse, deciso dalla Banca Centrale Europea (BCE). Con questi chiari di luna, la possibilità che le famiglie possano risparmiare, è sempre più remota. Secondo l’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) nell’ultimo trimestre la propensione al risparmio delle famiglie italiane è stimata al 6,3%, in calo rispetto a quello precedente, proprio a causa dell’aumento delle spese per le incombenze quotidiane. Come ha dichiarato il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori): “Per far fronte ai consumi e sostenere la spesa le famiglie sono, quindi, costrette ad intaccare i propri risparmi, una situazione particolarmente critica che incide sul benessere economico degli italiani e ha conseguenze pesanti sui conti nazionali”.
Anche Confesercenti (associazione di categoria che rappresenta le piccole e medie imprese del Commercio, del Turismo e dei Servizi) conferma questo aspetto, segnalando che nella prima metà dell’anno sono stati “bruciati” risparmi per ben 20 miliardi, mentre il potere d’acquisto per le famiglie è calato di circa 8 miliardi. Il debito pubblico quest’anno pesa su ogni italiano per 48 mila euro, mentre prima della pandemia si era fermato solo a… 40 mila. E non è finita qui: contemporaneamente sta aumentando l’indebitamento privato, stimato in 11.500 euro a testa. I tre cavalieri dell’apocalisse: mancanza di potere d’acquisto, erosione del risparmio, aumento dei finanziamenti, costituiscono un miscuglio letale non solo dal punto di vista dell’economia, ma anche della tenuta sociale.
E le previsioni promettono “burrasca” anche per i prossimi mesi. Situazioni difficili sono sempre capitate nella storia, ma comunque ci si rimboccava le maniche e si aveva fiducia che le cose potessero migliorare. Oggi con la classe dirigente che ci troviamo, viene solo voglia di fuggire lontano, perché hanno l’aria di non essere all’altezza del compito loro assegnato e, soprattutto, di prenderci in giro!