La cittadinanza come l’araba Fenice

“…Che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa...”. Con la normativa odierna una moltitudine di ragazzini e giovani subiscono una vera e propria discriminazione perché di fatto viene privata loro la cittadinanza italiana. Adesso la nazionalità viene riconosciuta soltanto se un genitore o un ascendente ne siano in possesso.

Roma – Ius scholae: a quando l’approvazione? L’immigrazione nelle società occidentali e, dunque, nel Belpaese, è ormai un fatto acquisito. Con essa è cresciuta, come era ovvio che fosse, la prole nata sul suolo italiano. Cosi tanti bambini e ragazzi hanno frequentato tutte le scuole di ogni ordine e grado, dall’asilo alle scuole superiori. Una moltitudine che, di fatto, subisce una discriminazione perché di fatto viene privata della cittadinanza italiana. La legislazione vigente (L. 91/1992) la riconosce solo in base allo Ius Sanguinis, che ne indica l’acquisizione se un genitore o un ascendente ne siano in possesso.

Nell’era della globalizzazione, in cui si comunica anche in videoconferenze, quindi vedendo visi e corpi e si mercanteggia in tempo reale con l’universo mondo, una legge che si basa sul diritto del sangue appare ancestrale e stride coi tempi attuali. Da quando la legge fu varata gli stranieri, da poche migliaia che erano, sono cresciuti fino a raggiungere la cifra di oltre 5 milioni. La mancanza della cittadinanza rappresenta un forte handicap sia nel pubblico che nel mercato del lavoro. Ad esempio, non ci si può muovere in libertà in Europa, ma i loro figli parlano la nostra lingua, spesso meglio dei ragazzi italiani e prendono facilmente la cadenza della città in cui vivono.

Nel frattempo su tutto il territorio nazionale è sorta la “Rete per la Riforma della Cittadinanza”, una task force formata da associazioni e organizzazioni non governative (ONG) per promuovere l’approvazione di una nuova legge di cittadinanza. La speranza era di raggiungere l’obiettivo entro la fine della legislatura terminata, lo scorso luglio, con le dimissioni del governo Draghi.

Per forza di cose, la patata bollente passerà al nuovo esecutivo. I fautori della campagna sostengono la richiesta della nazionalità per chi avesse completato il ciclo di studi di 5 anni. Il giorno di San Valentino di quest’anno si è tenuto a Roma in Piazza Santi Apostoli un FlashMob con una generale dichiarazione d’amore all’Italia da parte di tanti ragazzi figli di immigrati, ma nati in Italia..,

Un modo simpatico per porre all’attenzione dell’opinione pubblica un diritto che dovrebbe essere scontato in una società civile e democratica. Quanti ragazzi hanno dovuto aspettare ben oltre la maggiore età per vedersi riconosciuto il diritto alla cittadinanza. Nel frattempo, hanno dovuto ingoiare una sacco di bocconi amari. Non hanno potuto, ad esempio, andare alle gite scolastiche all’estero.

Negata la possibilità di partecipare ad un programma di scambio culturale, così come il diritto di accedere all’Erasmus (programma di mobilità studentesca dell’Unione Europea) e di esercitare quello del voto. Tuttavia, coi problemi economici che stanno attanagliando il nostro paese, sarà difficile che il nuovo governo possa accogliere nell’immediato una richiesta del genere. Quando la tavola piange, i diritti possono pure aspettare!

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