La burocrazia in Italia: un ostacolo dilatato che richiede urgenti riforme

Semplificazione e sburocratizzazione: la sfida del governo Meloni per liberare Il Bel Paese dalle procedure contorte e lente.

Roma – Se c’è una cosa di cui ci si lamenta sempre in Italia è la burocrazia. Troppi adempimenti inutili per ottenere un permesso dalla pubblica Amministrazione. Troppe code davanti agli sportelli che devono rilasciare un semplice documento, troppi ostacoli posti dalla legge praticamente per fare qualunque cosa. E adesso la stesas cosa acacde in rete: piattaforme che non funzionano, App inutili e spesso guaste. Insomma nel nostro Paese tutto è difficile, anche le cose più semplici. Le procedure stabilite dalla legge, a volte, diventano veri e propri labirinti in cui smarrirsi. La burocrazia italiana, infatti, è caratterizzata da procedure talmente complesse e contorte da paralizzare, a volte, il corretto funzionamento dell’amministrazione stessa.

Il problema, dunque, non è la burocrazia in sé per sé, senza la quale nemmeno potrebbe esserci uno Stato, bensì il funzionamento farraginoso del complesso di norme che la rendono elefantiaca. Semplificazione, dunque, è l’intervento necessario che il governo Meloni dovrà fare in tempi brevi. Per snellire la burocrazia italiana sono state adottate tante leggi nel corso degli anni. Si pensi ad esempio a quella che proibisce alla Pubblica Amministrazione di chiedere al privato documenti che potrebbe ottenere essa stessa dalla consultazione dei propri registri, introducendo così l’autocertificazione.

Burocrazia lenta e contorta

Nonostante i tentativi la burocrazia italiana è ancora lentissima. Un esempio su tutti, la giustizia lumaca. In Italia, i processi durano un’infinità, tanto che molte persone preferiscono non far valere i propri diritti pur di non impelagarsi in un giudizio. Per non parlare di tutte le autorizzazioni e i visti che occorrono per costruire un immobile, anche se di dimensioni ridottissime. In sostanza, le norme procedurali sono infinite e sono simili ad un lungo e tortuoso percorso in cui non si vede la fine. Perciò, ci si lamenta tanto e desta preoccupazione qualunque cosa si debba fare ed intraprendere. La parola chiave dei Recovery Plan di tutti i Paesi europei è “riforme”. Un punto su cui l’Europa ha insistito fin dal primo momento.

Nel mirino, dunque, delle riforme c’è innanzitutto la burocrazia italiana che va eliminata o, almeno, ridotta in modo che non faccia troppi danni al sistema economico. Anche nel Pnrr italiano il tema della sburocratizzazione della pubblica amministrazione è ben presente e riguarda la giustizia, la transizione ecologica, la digitalizzazione, la scuola, la concorrenza e il fisco. La burocrazia italiana è tra le peggiori al mondo, almeno tra i Paesi Ocse, infatti l’Italia è al 33° posto su 36 Paesi. Le valutazioni si basano su un indicatore composto da tre pilastri: il livello di corruzione, le caratteristiche della legislazione unitamente all’osservanza della legge e la qualità della burocrazia in senso stretto.

La burocrazia italiana terzultima tra i Paesi Ocse

Un indice, quindi, che non tiene conto solo delle singole procedure burocratiche, ma valuta anche i loro effetti sui comportamenti e sulle performance sia dei cittadini che dei legislatori e funzionari. La cosa curiosa è che siamo talmente abituati a pensare alla burocrazia come all’estensione dello Stato, che neanche ci accorgiamo di quanto ormai gran parte della burocrazia, con cui abbiamo a che fare, viene soprattutto dal settore privato. La differenza è che in quest’ultimo caso si tratta di richieste più sfuggenti perché diluite e digitalizzate, ma non per questo meno invadenti.

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