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pesca di frodo il giornale poplare

La barca fa acqua da tutte le parti

Che la situazione dei nostri mari e delle nostre coste fosse disastrosa lo si subodorava da tempo. Eppure, ogni volta che ci si trova di fronte a dati allarmanti non si può non provare una sensazione di angoscia e smarrimento. La politica parla ma è claudicante in quanto a conclusioni concrete.

Roma – L’ultimo rapporto di Legambiente – associazione ambientalista italiana erede dei primi gruppi di ecologisti e antinuclearisti che si formarono nella seconda metà degli anni’70 del secolo scorso – è un vero e proprio “cahier de doléance”. Cemento illegale, inquinamento, depurazione fatta male e pesca di frodo. L’anno scorso è stato un anno dolente per i nostri mari e per le zone costiere. Sono stati accertati ben 19530 reati ambientali con una crescita pari al 3,2% rispetto al 2021. A confermare che l’illegalità è, ormai, diffusa in maniera capillare sul tutto il territorio nazionale, con gravi danni per le nostre risorse naturali. L’estensione del malaffare si sta estendendo come una piovra gigante che coi suoi tentacoli voraci stringe in una morsa mortale tutte le attività economiche legate alla pesca e al mare.

Il Mediterraneo: tra sorveglianza e sfide ambientali

C’ è da dire, però, che, al contempo, è cresciuta l’attività di sorveglianza delle Capitanerie di Porto e delle forze dell’ordine, volta a contrastare l’illegalità e a salvaguardare l’ecosistema marino. Il report di Legambiente dall’eloquente titolo “Mare Nostrum” è un particolare disamina degli obbrobri delle nostre coste. E da ricordare che la locuzione è la denominazione con la quale gli antichi Romani indicarono il Mediterraneo, e ripresa più volte nell’età moderna (durante la campagna di Libia, poi da D’Annunzio e dal fascismo), in rapporto a una politica di affermazione italiana nel Mediterraneo. Con questo termine fu definita anche la vasta missione di salvataggio in mare dei migranti che cercavano di attraversare il Canale di Sicilia dalle coste libiche al territorio maltese e italiano, messa in atto dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014 dalle forze della Marina Militare e dell’Aeronautica italiane.

Con i reati ambientali sono cresciuti anche quelli amministrativi con una percentuale del più 13,1%. Il cemento è legato ad una serie di reati, tra cui: occupazione di demanio marittimo; cave illegali; appalti illeciti; abusivismo edilizio, la cui somma è del 52,9% dei reati contro l’ambiente. A questi si aggiungono la cattiva depurazione, lo smaltimento dei rifiuti e la pesca di frodo, che ha un influsso deleterio sulla conservazione delle risorse marine e sull’equilibrio degli ecosistemi marini. Campania, Puglia e Sicilia sono le tre regioni con più illeciti, a dimostrazione dei danni che vi produce la forte presenza mafiosa. Nel mese di giugno scorso, il Consiglio agricoltura e pesca dell’Unione Europea (UE) ha recepito il pacchetto pesca, per la sostenibilità del settore. L’agenda prevede il divieto della pesca a strascico (metodo di pesca che consiste nel trainare attivamente una rete da pesca sul fondo del mare) entro il 2030 per i danni provocati agli habitat naturali e alle specie in via di estinzione.

Le reti utilizzate per catturare i pesci

Questa mozione è stata approvata da tutti i Paesi dell’UE tranne l’Italia Come volevasi dimostrare: continua l’incapacità dei nostri rappresentanti governativi a prendere decisioni serie a vantaggio della collettività! I dati del rapporto evidenziano una stranezza nell’ambito della pesca di frodo: un maggior numero di illeciti amministrativi rispetto ai reati ambientali. Questa ambivalenza produce forti dubbi sull’efficacia della normativa vigente e la sua concreta applicazione. Nell’anno considerato sono aumentati anche gli illeciti relativi alla navigazione di diporto, ovvero per scopi sportivi, che danneggiano le aree marine protette e l’ambiente naturale, minacciando habitat di pregio. Come dire: la barca fa acqua da tutte le parti e noi stiamo colando a picco!

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