Sta facendo scalpore la legge al vaglio del Parlamento iraniano contro il possesso di animali domestici. Secondo il regime teocratico cani, gatti ed altri animali d’affezione sarebbero “impuri” e “filo-occidentali”.
In Iran avere amici a quattro zampe è un reato. Sembra una di quelle notizie catapultate sulla terra dal Regno dell’Impossibile o scaturita dalla mente perversa di qualche scrittore horror. Invece è una notizia di questi giorni. Nella Repubblica Islamica dell’Iran si potrebbe vietare di avere animali domestici. In queste settimane si sono susseguiti addirittura arresti e sequestri di cani e gatti.
Note di cronaca internazionale riferiscono che nei canili è iniziata una vera e propria carneficina di animali e, pare, che il numeri di povere bestie uccise abbia raggiunto la spaventosa cifra di 2000 esemplari. La protesta si è scatenata sui social, dove i cittadini iraniani stanno condividendo foto con i propri amici a quattro zampe e col titolo: “amicizia proibita”.
La motivazione sarebbe perché considerati “impuri” e prodotti dell’occidente, considerato il Regno del Male. Ci sono stati già arresti e animali sequestrati, con le giuste proteste disperate dei legittimi proprietari. Andare in un parco col proprio cane è considerato segno oltremodo oltraggioso e un pericolo per l’incolumità dei cittadini.
La BBC, British Broadcasting Corporation, l’ente radiofonico e televisivo inglese, ha diffuso la notizia secondo cui nella proposta legislativa del governo iraniano sarebbero previste sanzioni minime di 800 euro per “importazione, acquisto e vendita, trasporto e custodia” di vari animali, tra cui cani, gatti, conigli e tartarughe. La storia, in realtà, risale ad una decina di anni fa, a dimostrazione che questa sorta di zoofobia è insita nel dibattito politico iraniano.
Allora un gruppo di parlamentari cercò di proporre una legge per confiscare tutti i cani e consegnarli agli zoo o lasciarli nei deserti. Uno che da tempo si oppone a questi tentativi di proporre legislazioni di tipo punitivo è il presidente dell’Iran Veterinary Association, dottor Payam Mohebi, secondo il quale nel corso degli anni i lungimiranti legislatori iraniani hanno pensato, finanche, alle punizioni corporali.
Qui come si dice in gergo popolare, si tratta di essere proprio fuori dalla grazia di Dio! Eppure nella storia dell’Iran, per quanto riguarda il benessere degli animali, ci sono stati periodi in cui la legislazione al riguardo era avanti anche rispetto a quella occidentale. Nel 1948, infatti, l’Iran è stato il primo Paese nel Medio Oriente ad avere una legislazione che tutelava i diritti degli animali.
E’ stato dopo la rivoluzione islamica del 1979 in cui fu instaurato un regime teocratico, la cui guida suprema era l’ayatollah Khomeini, che si è assistito ad un’inversione di rotta retrograda, non solo su questo aspetto, ma anche su molti altri della vita sociale e culturale. Meglio non pensare alla fine che possono fare quelle povere bestiole se la legge verrà approvata.
Intanto, sempre da fonte BBC, è iniziata l’ennesima strage di animali indifesi nei rifugi. Fonti provenienti da villaggi locali nei dintorni della capitale Teheran, sarebbero stati annientati più di un migliaio di cani e altri 330 sarebbero stati massacrati in un canile governato da un gruppo di volontari.
Per quanto si possa restare lucidi e razionali nel cercare di comprendere cosa ci possa essere dietro scelte così scellerate, si resta basiti nel constatare che non esiste nessuna giustificazione ideologica che possa giustificare tali atti. A quel che ci consta, in nessuna religione gli animali sono considerati impuri e da eliminare in massa.
Certo nella religione cattolica esiste il sacrificio dell’agnello di Dio, ma in questa caso il credente donava a Dio ciò che aveva di più bello, puro e prezioso, come se offrisse sé stesso. Nel caso in questione i nostri amici a quattro zampe sono considerati impuri e occidentalizzati. Solo menti contorte e retrive potevano escogitare una scelta del genere. Unita ad una forte dose di aberrazione e perfidia ed ecco i risultati!