Dopo la banda della Magliana le mafie straniere hanno stretto accordi per la spartizione del territorio capitolino e laziale. Il contrasto dell’antimafia è ancora poco incisivo ma è cresciuto nel corso degli anni. I facili contatti internazionali generano occasioni di enormi affari illegali.
Esiste una realtà dimostrata che emerge dagli atti processuali, una realtà storica che matura nel corso del tempo e una realtà fattuale dove si muovono le organizzazioni criminali.
Le mafie scattano in avanti per sfuggire dal perimetro di controllo della legalità imposto dalle istituzioni pubbliche. Le dinamiche evolutive non appaiono immediatamente leggibili al sistema giudiziario e alla capacità di comprensione degli studiosi. Le associazioni a delinquere si muovono come un’ombra che cammina insinuandosi nel tessuto sociale, tra i poteri forti (occulti e palesi) conniventi o sedotti dal fascino del crimine, tra i poteri più o meno collusi, compiacenti o costretti al rispetto di un regime imposto con la violenza (fisica o psichica). Le mafie si sviluppano cercando di evadere dalle maglie intrecciate dall’antimafia, che cerca di restringere l’operatività delle strutture criminali con sempre maggiore difficoltà. Le consorterie devianti si espandono e si contraggono come una fisarmonica, in base allo spazio che incontrano sulla propria strada, cercando di occupare il vuoto lasciato incustodito dal dissolvimento delle organizzazioni precedenti.
Nel Lazio il progressivo smembramento della banda della Magliana ha lasciato spazio alle mafie tradizionali, autoctone. La dura e aspra lotta condotta dalle istituzioni alle organizzazioni mafiose, dagli omicidi eccellenti di Borsellino e Falcone, nella primavera-estate del 1992, ha progressivamente indebolito le criminalità radicate nel meridione d’Italia.
Probabilmente l’espansione verso il Nord si può leggere come una tattica per aumentare il raggio di operatività, ovvero sfuggire agli stringenti controlli sul territorio di riferimento e incrementare gli affari illeciti. Molti degli spazi liberati dalla potente azione dall’anti-mafia sono stati ereditati dalle mafie straniere.
Per la definizione dell’ambiente criminale a Roma è stata coniata la definizione di «scenario criminale complesso». Si tratta di un concetto potente, di grande forza suggestiva ma nel contempo realistico. Tale concetto efficace si deve a due magistrati, Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino, che si sono succeduti a capo della procura di Roma e che, con altrettanta efficacia, hanno ottenuto risultati importanti e auspicati nella lotta al malaffare.
Alle diverse mafie italiane si sono aggiunte nel tempo quelle straniere. Nel IV rapporto sulle Mafie nel Lazio-Roma (2019) a cura dell’osservatorio tecnico-scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio si specifica che:
“… Sono presenti clan “tradizionali”, clan “originali o autonomi”, e clan “autoctoni”. Non con importanza secondaria operano anche gruppi criminali stranieri ormai radicati sul territorio. A questo scenario si aggiungono, come già ampiamente illustrato, alcuni pezzi della borghesia romana che – in maniera fluida da alcuni anni – hanno iniziato ad utilizzare il metodo mafioso, ne hanno compreso potenzialità e vantaggi, e hanno articolato business leciti e illeciti intorno a questo paradigma criminale…”
La situazione è evidentemente preoccupante poiché si possono inserire nelle reti criminali anche soggetti esterni che, tuttavia, sono disposti a immettersi nei meccanismi criminosi per conseguire squallidi interessi personali senza scrupoli.
Le nuove mafie di provenienza estera sono indissolubilmente legate a doppia mandata con i fenomeni migratori. Difatti la potenza espansiva di questi clan d’importazione si basa sulla capacità di catturare, nella propria rete di traffici loschi, soggetti in grave difficoltà personale, irregolari o indigenti. La manovra successiva è quella di isolare la manovalanza sfruttando l’incapacità di sconoscere la lingua italiana e la mancata integrazione dei soggetti arruolati in una realtà sociale sana.
Le organizzazioni criminali formate da stranieri che insistono sul territorio laziale possono innestarsi nel contesto sociale legale o illegale. Le società per delinquere, invadendo le dinamiche relazionali, operano principalmente nei tipici mercati riservati da sempre alla criminalità: sfruttamento della prostituzione, immigrazione clandestina e commercio di armi e droga.
Oggi viviamo in un mondo veramente globalizzato e caratterizzato da consistenti scambi di merci e di capitali. Uno spazio interconnesso dove anche la circolazione delle persone da uno Stato all’altro è straordinariamente intensa. L’enorme numero di relazioni possono favorire le attività criminali di carattere transfrontaliero, internazionale e intercontinentale.
La preoccupazione è ai massimi livelli. Il senso di apprensione e inquietudine emerge dalle infinite possibilità di rapporti, legami, contatti e connessioni tra mafie italiane e straniere cooperanti sul territorio nazionale.