HOME | LA REDAZIONE

Intelligenza artificiale, l’Europa traccia i confini

Bruxelles vara la prima regolamentazione al mondo dell’AI: l’obiettivo è assicurare che l’utilizzo sia conforme ai diritti e i valori dell’Unione.

Roma – Approvato l’ ”AI ACT” europeo. Da tempo non si fa altro che parlare di “Intelligenza Artificiale” (IA), magnificandone le doti salvifiche per l’individuo e la collettività. In sintesi, l’IA può essere definita come l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane come il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività. Si tratta di un vero e proprio stravolgimento i cui effetti non sono ancora ben conosciuti. A parte i peana dei suoi cantori, in realtà, i rischi sono notevoli perché può essere utilizzata per raccogliere e analizzare una massa enorme di dati personali e manometterli secondo interessi di parte.

E’ palese la minaccia di violazione della privacy e la possibilità di sorvegliare la massa da parte dei governi e delle multinazionali. Tutte peculiarità già presenti, ma che con l’IA subiranno un’accelerazione con la quale si faranno “sistema assoluto”. Altro che “Grande Fratello” di orwelliana memoria o le peggiori distopie, la realtà, ancora una volta, si mostra più catastrofica della fantasia. Proprio perché conscia dei danni che potrebbe provocare, l’Unione Europea (UE) ha varato l’ “Eu Artificial Intelligenze Act”, la prima legge al mondo sul futuro dell’IA.

Se non regolamentata l’intelligenza artificiale rappresenta una grave minaccia per la privacy

L’obiettivo è assicurare che i sistemi di IA utilizzati nell’UE siano conformi ai diritti e i valori dell’UE, garantendo il controllo umano, la sicurezza, la privacy, la trasparenza, la non discriminazione e il benessere sociale e ambientale. Grida di giubilo e squilli di tromba sono giunti dal Parlamento e dal Consiglio europeo, che hanno definito l’accordo un “momento storico per l’Europa digitale”. Tra le varie norme spicca quella sui “Sistemi di Identificazione Biometrica” (RBI) dentro i luoghi aperti al pubblico. Ebbene, ci sarà bisogno di autorizzazione giudiziaria e per reati ben precisi, tra cui rapimenti, sfruttamento sessuale, terrorismo, traffico di esseri umani, omicidio, stupro.

Inoltre divieto assoluto dell’utilizzo dei RBI su dati sensibili, come le convinzioni politiche, religiose, la razza, il social scoring, ovvero l’assegnazione di punteggi e classifiche di cittadini, aziende e organizzazioni sulla base del loro comportamento. Il provvedimento andrà in vigore tra due anni, anche se i divieti saranno validi tra sei mesi. Non si comprende l’arcano e il percorso che compiono le leggi, sia nazionali che europee. Perché c’è bisogno di tanto tempo per vedere applicata una legge? Accade lo stesso anche in Italia, quando per vedere una legge di fatto c’è bisogno dei decreti attuativi.

La legge introduce il divieto assoluto di utilizzo di Sistemi di Identificazione Biometrica su dati sensibili

Si tratta di atti legislativi necessari a rendere concreto quanto prescritto da una legge precedentemente approvata. Un cittadino comune ha tutto il diritto di chiedersi:

“Ma se la legge è stata approvata perché non si può attuarla nell’immediato, senza attendere i tempi lunghi della burocrazia legislativa”? Gli esperti del diritto sostengono che senza decreti attuativi le leggi non possono “funzionare”. Infatti, molto spesso le leggi si limitano a stabilire i principi fondamentali di una certa materia senza entrare nei dettagli tecnici. I decreti attuativi servono proprio a questo: trasformare leggi contenenti norme generali in provvedimenti applicabili nella vita reale. Sarà, però…! Comunque è senza dubbio meritorio che l’UE abbia voluto sull’IA una legge che garantisca e protegga i diritti fondamentali individuali e sociali, la democrazia e lo stato di diritto. Però non vorremmo che il tempo di due anni per la sua piena applicazione possa favorire ripensamenti e qualche “manina” svuotarla di significato!

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa