Le abitazioni e i luoghi di lavoro possono essere tra gli ambienti più inquinanti. Danni alla salute, gas nocivi e un costo sociale altissimo: ecco i dati allarmanti.
Una volta si diceva “casa dolce casa”, perché quando si tornava nella propria dimora, dopo lungo tempo o dopo una giornata di duro lavoro, era piacevole rituffarsi nel proprio rifugio, nella propria tana, perché li ci si sentiva protetti, al sicuro e non c’è ne era nessuna pari alla propria. I tempi cambiano e la casa, oggi, si è trasformata in luogo di veleni. Nell’UE i dati sono raccapriccianti. In media oltre il 30% delle abitazioni utilizza cucine a gas. In Italia, con impianti vetusti e privi di aerazione, la certezza di vedersi accorciare la vita è dietro l’angolo. Inoltre, manca una legislazione per rendere il fenomeno meno pericoloso.
L’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, affiliata all’International Society of Doctors for the Environment (ISDE) riconosciuta dall’ ONU e dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), si occupa della salute degli individui e dell’ambiente nel suo insieme, ha dichiarato che bisogna adoperarsi, ad esempio, sull’etichettatura degli elettrodomestici anche per l’impatto sulla salute e non solo sulla classe energetica. Certo che non ci facciamo mancare nulla: l’inquinamento generale si mescola a quello interno alle abitazioni in una miscela quasi letale! Ma non sono solo le abitazioni, anche gli uffici, i luoghi chiusi di lavoro provocano gli stessi danni. Praticamente si è accerchiati: l’ambiente esterno, quello domestico, il luogo di lavoro, tutti tossici, non c’è proprio scampo per i comuni mortali!
Una ricerca dell’Università spagnola Jaume I, con sede a Castellon de la Plana, ha sottolineato come questo tipo di inquinamento provoca quasi 40mila morti premature nell’UE e nel Regno Unito, mentre nel Belpaese la cifra è di quasi 13mila all’anno. In questa speciale classifica l’Italia occupa il primo posto, seguita da Polonia, Romania, Francia e Regno Unito. Forse è un tratto peculiare del nostro modo di vivere, ma primeggiamo sempre, o quasi, per situazioni negative. Ci sono responsabilità istituzionali o è colpa sempre del destino cinico e baro?
I fornelli a gas, che si usano comunemente nelle abitazioni, sono portatori di pericolosi inquinanti, come il biossido di azoto (NO2), un gas dannoso, in quanto irritante per l’apparato respiratorio e per gli occhi che può causare bronchiti fino anche a edemi polmonari e decesso. In qualunque ambiente ci si trova, non ci sono alternative: l’unica certezza è la condanna, senza possibilità di essere graziati! La speranza potrebbe essere rappresentata dal fatto che i dati sull’esposizione di NO2 e sugli effetti sulla salute sono ancora scarsi per essere probanti. I ricercatori hanno precisato che i rischi aumentano se si è esposti per lungo tempo e per predisposizioni genetiche.
Oltre ai danni alla salute sono palesi quelli sociali ed economici. I ricercatori spagnoli hanno stimato che nell’Unione Europea l’ammontare si aggira intorno ai 143 miliardi di euro. L’Italia ancora una volta… primeggia con 54 miliardi di euro. Secondo i luminari della materia il primo passo sarebbe l’elettrificazione delle cucine e l’etichettatura degli elettrodomestici, per circoscrivere il loro impatto sulla salute. L’ European Public Health Alliance (EPHA), associazione europea con sede a Bruxelles, attiva nella sanità pubblica in 21 Paesi europei, sta esortando le istituzioni ad eliminare i fornelli a gas. Per fare questo, servono ingenti risorse finanziarie pubbliche, perché giustizia climatica e sociale sono strettamente correlate. Altrimenti, il copione sarà sempre lo stesso che si recita dai primordi: a essere carne da macello saranno sempre gli indigenti!