Un pregiudicato, un sacerdote e il figlio della cartomante non possono non sapere che fine ha fatto il bimbo di 5 anni scomparso da Villa Potenza il 23 aprile del 1979. Un sostituto procuratore aveva imboccato la strada giusta ma moriva prematuramente e le indagini subivano una busca battuta d’arresto. Oggi il caso potrebbe essere riaperto.
Macerata – Chi ha rapito e ceduto agli zingari il piccolo Sergino Isidori? Chi dovrebbe saperlo è ancora vivo e vegeto e, forse, non è il solo atteso che almeno tre persone potrebbero liberarsi la coscienza e raccontare come davvero sono andate le cose.
Sergio scompare da casa il 23 aprile del 1979 durante le esequie del prete di Villa Potenza, frazione di Macerata, don Ennio Salvadei. Il funerale e la confusione agevolano la sparizione di Sergino che gioca con bambini che nessuno, in Borgo Peranzoni, ha mai visto prima.
Durante il corteo funebre Vincenzo Canzonetta, pregiudicato, con alcuni suoi compagni di merende, pur di farsi notare dalle persone che partecipano al funerale, cammina da un lato all’altro della strada come se dovesse “orientare” la moltitudine di cittadini che segue il feretro del sacerdote.
Canzonetta rimarrà a Villa Potenza sino al termine delle esequie per poi sparire dalla circolazione. Intanto Sergino è già nelle mani dei suoi rapitori, tre persone lo hanno visto allontanarsi per via Corte di Villa Potenza assieme ad un ragazzo, o un nano, poco più alto di lui.
La “sceneggiata” di Canzonetta, forse per crearsi un alibi, verrà notata da numerosi cittadini e arriverà alle orecchie degli inquirenti. Infatti un sostituto procuratore di Macerata, Luigi Poloni, imboccherà da subito la strada giusta ponendo in stato di fermo lo stesso Canzonetta che ben si guarderà dal dire la verità beccandosi 4 mesi e più di carcere per reticenza e falsa testimonianza.
Il giudice non molla e fa seguire e controllare l’uomo in tutti i suoi spostamenti ma Poloni scompare prematuramente all’età di 51 anni e l’indagine subirà una brusca battuta d’arresto. Successivamente verranno posti sotto inchiesta una cartomante, tale Anna Maria Zampi, suo figlio Roberto Putzu e il convivente Walter Ripani che avevano fatto credere ai genitori di Sergino di poter riabbracciare il figlio dietro il pagamento di un riscatto.
La Zampi riferirà agli inquirenti che il giorno della scomparsa di Sergino, il 23 aprile di 42 anni fa, si sarebbe trovata in Svizzera ma il suo alibi vacillava a seguito delle rivelazioni di un suo conoscente che asseriva di aver visto la donna, assieme al suo convivente, nei paraggi del casello di Porto Recanati, autostrada Bologna-Taranto, a bordo di un’auto con uno strano involucro sul sedile posteriore.
Era il corpo di Sergino? Sottoposta a intercettazione telefonica la donna viene a sapere di essere controllata dagli inquirenti, cosi come accadrà venticinque anni dopo con Denise Pipitone:
”… Sarà un dipendente della Sip, cartomante dilettante, a rivelare alla maga di essere intercettata – racconta Stefano Ferraccio, 76 anni, già investigatore privato – compromettendo l’esito delle indagini. Lo stesso Canzonetta frequentava zingari e giostrai e i suoi compagni tenevano sotto scacco diverse persone a Villa Potenza, persone che forse avrebbero potuto riferire di Sergino ma che erano costantemente intimidite e minacciate da quella banda di balordi…”.
Canzonetta conosceva la cartomante e i suoi congiunti ma qualche mese dopo la scomparsa del bambino l’uomo verrà ritenuto responsabile di rapina e omicidio e scomparirà di scena per 26 anni durante i quali Anna Maria Zampi passerà a miglior vita mentre del suo convivente non si saprà più nulla.
E’ invece vivo, ma residente altrove, il figlio della maga, Roberto Putzu, che all’epoca dei fatti avrebbe avuto un ruolo attivo in tutta la vicenda. L’uomo infatti si sarebbe trovato nei paraggi dell’officina di Eraldo Isidori quando Sergino era già sparito. Mesi dopo il figlio della cartomante proponeva alla famiglia di cercare il bambino dietro la corresponsione delle sole spese.
Il buon Eraldo, futuro parlamentare della Lega Nord stimato e benvoluto, aveva messo a disposizione dell’uomo un’auto col pieno di benzina e qualche centinaio di migliaia di lire. Putzu non scoprì assolutamente nulla, nemmeno un indizio, per poi dileguarsi come altri avevano fatto.
Durante la detenzione Canzonetta, dal carcere di Spoleto nel 1986, scriveva una lettera a don Franco Palmieri, 80 anni, già parroco di Villa Potenza, oggi presbitero diocesano a riposo.
Don Palmieri si recò in carcere con Eraldo Isidori ma il prete non riferì mai nulla di quel colloquio al padre di Sergino. E a nulla valsero le richieste inoltrate alla Santa Sede per sciogliere il sacerdote dal segreto della confessione.
Che cosa aveva detto il detenuto al prete di Villa Potenza? Vincenzo Canzonetta, Roberto Putzu, don Palmieri e almeno un’altra decina di persone tutt’ora viventi sanno che fine ha fatto Sergino. Il caso potrebbe essere riaperto.