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Il tesoro di Messina Denaro: finora sequestrati 250 milioni

Lo ha spiegato il capo del Ros Vincenzo Molinese nel suo intervento a Palazzo Jung di Palermo per la commemorazione della strage di Capaci.

Palermo – Durante le commemorazioni per il 32° anniversario della strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992, il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, ha offerto un’importante riflessione sulla persistente influenza di Cosa nostra nella società e sugli sforzi investigativi nella lotta contro la mafia.

Nel suo intervento De Lucia ha sottolineato l’abilità della criminalità organizzata di infiltrarsi nelle istituzioni e tra i professionisti, evidenziando come questa capacità di “inquinare la società civile” rappresenti una delle principali forze dell’organizzazione criminale. Per quanto riguarda invece l’eventuale successione a Messina Denaro, il magistrato ha spiegato che In Cosa nostra non ci sono regole di successione. Giovanni Motisi è latitante da 26 anni, troppo tempo. Noi abbiamo il dovere di fare cessare la sua latitanza e lo prenderemo, ma non c’è un capo conclamato che arriva dopo Messina Denaro“.

Allo studio i “pizzini” lasciati dal boss

Sull’ex primula rossa di Cosa nostra e sul suo tesoro nascosto è tornato il generale Vincenzo Molinese, Comandante del Ros dei carabinieri, nel suo intervento a Palazzo Jung di Palermo spiegando che “la manovra investigativa” riguardante l’impero economico del boss di Castelvetrano morto il 25 settembre 2023, “ci ha consentito di sequestrare oltre 250 milioni di euro, di cui oltre 40 già confiscati“. “La manovra di disarticolazione del potere economico e finanziario della mafia continua ed è incessante – ha proseguito l’ufficiale dell’Arma -. Con la cattura di Messina Denaro, inoltre, abbiamo sequestrato moltissimi pizzini: li stiamo analizzando velocemente con una tecnologia ‘in house’“.

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