L’erosione delle coste è in gran parte attribuibile all’uomo ma mancano gli interventi risolutivi e non più rinviabili. il processo erosivo è dovuto ad una serie di concause in cui l’origine e l’oggetto del danno è riconducibile all’urbanizzazione diffusa e mal pianificata, spiega uno dei massimi esperti, il professor Giovanni Randazzo.
Galati Marina – Un’erosione costante e inarrestabile ha cambiato la morfologia della costa nella zona ionica a sud della città dello Stretto, nel tratto tra Santa Margherita e Tremestieri, causando danni a strutture, giardini, muri perimetrali e mettendo a repentaglio la stabilità delle abitazioni. Senza contare, soprattutto nel tratto in cui il fenomeno erosivo è più accentuato, i danni all’economia locale, basata principalmente sull’indotto del turismo e della pesca. Galati Marina è certamente il villaggio più colpito. Un problema allarmante quello di Galati, per via del progressivo arretramento della maggior parte della spiaggia emersa. A ogni mareggiata, gli abitanti del villaggio messinese tornano a tremare, temendo per le loro case e dopo gli ultimi marosi di fine marzo hanno richiesto interventi risolutivi, non più procrastinabili. Gli interventi tampone sin qui messi in atto sono valsi a poco o nulla. Al fine di intraprendere ogni azione utile alla salvaguardia del territorio è sorto il comitato spontaneo “Salviamo Galati Marina”.
Gli esperti teorizzano che il fenomeno sia vecchio di circa 14 anni quando nel 2006 veniva completato lo scalo portuale di Tremestieri. Costruendo il molo e dragando l’area per raggiungere la profondità necessaria per l’attracco dei traghetti sarebbe iniziata l’erosione costiera. La creazione del porto avrebbe poi provocato uno squilibrio dei litorali ionici sottraendo a ad essi cospicui quantitativi di sabbia. I sedimenti, trasportati dalle mareggiate causate dai forti venti di scirocco, una volta accumulati nelle strutture artificiali hanno causato un ripascimento della spiaggia emersa e di quella sommersa oltre ad una dispersione lungo la scarpata sommersa. Di parere totalmente opposto è uno dei massimi esperti sull’argomento, il professor Giovanni Randazzo dell’università di Messina, docente di Dinamica dei litorali, che ha risposto alle nostre domande. Quali sono i motivi dell’erosione costiera nella zona che ha penalizzato principalmente Galati Marina? È solo colpa della realizzazione dello scalo portuale?
“…Nell’intero tratto costiero meridionale messinese, tra Capo Scaletta e la Zona Falcata, il processo erosivo è dovuto a una serie di concause in cui l’origine e l’oggetto del danno è l’urbanizzazione diffusa e mal pianificata – ha detto Randazzo – da un lato questa ha occupato le aree vallive, frapponendosi al trasporto dei sedimenti erosi da monte verso valle, pagandone un triste tributo in termini di esposizione ad alluvioni e movimenti franosi. Dall’altro, irrigidendo la fascia costiera, ha tolto resilienza al sistema che ha risposto, erodendolo. Il processo, probabilmente, sconta anche gli effetti dei cambiamenti climatici che attualmente in Mediterraneo sembrano manifestarsi, con una maggiore intensità e una leggera variazione della direzione delle onde che quindi attaccano in modo un po’ diverso dal passato zone che prima erano ritenute stabili o sicure. Ma di questo avremo certezza, proseguendo la ricerca scientifica e studiando le serie storiche dei futuri dati anemometrici e ondametrici. Per quanto riguarda Galati, esiste un’ulteriore causa specifica: infatti l’area ora interessata dai più intensi processi erosivi, appena un centinaio di anni fa era ‘sott’acqua’. Infatti, questo lembo di terra è il frutto del materiale di risulta scaricato a valle della realizzazione delle diverse opere lineari nel frattempo costruite. Questo è evidente oltre che dalla ricostruzione storica delle foto e delle carte anche dall’osservazione delle batimetriche della fascia costiera antistante che, nella zona di Galati, sono molto più ravvicinate rispetto a quelle delle aree limitrofe. L’influenza dell’approdo emergenziale di Tremestieri sull’erosione di Galati è una leggenda metropolitana. Basta aver chiara la favola del lupo e dell’agnello: il verso del trasporto (il drift litorale), nella zona, va da sud verso nord e Galati è posta a sud di Tremestieri. È importante sottolineare che violenti processi erosivi potranno essere innescati dal futuro porto di Tremestieri sulle aree a nord fino alla Zona Falcata: sarebbe opportuno realizzare, fin da subito, un eccellente sistema di monitoraggio per avere gli strumenti necessari per una gestione ambientalmente ed economicamente compatibile e sostenibile”.
Pochi giorni fa si è dato il via a nuove opere appaltate per la messa in sicurezza della spiaggia. Si tratta di interventi risolutivi?
“…Le opere attualmente in realizzazione a Galati sono le uniche possibili – ha aggiunto il docente –l’area deve essere difesa in modo rigido con strutture lineari che devono essere manutenute ed eventualmente rinforzate nel tempo. Opere di difesa morbide, protette o meno, proprio in considerazione dell’andamento dei fondali antistanti, hanno una ridotta possibilità di riuscita”.
È possibile risolvere il problema definitivamente o, quantomeno, nel lungo periodo?
“Quanto possano essere durature nel tempo le opere in realizzazione, come per tutte le strutture antropiche, dipende dalla qualità del monitoraggio dell’evoluzione del sistema e dalla conseguente manutenzione. In alternativa l’unica soluzione di lungo periodo ipotizzabile è quella della delocalizzazione delle costruzioni e della ridefinizione urbanistica di tutta l’area. Ovviamente questa misura è oggi improponibile, ma i nostri figli o i figli dei nostri figli dovranno fronteggiare il problema, proprio a causa dei tanto sbandierati effetti dei cambiamenti climatici, che non interessano solo Paesi lontani ma iniziano a essere evidenti anche nel nostro piccolo mare…”.