Il lavoro sottobanco è invisibile e dannoso

L’indotto economico sommerso riguarda i comparti del commercio, alloggi, ristorazione e costruzioni. Mentre il traffico di stupefacenti ha raggiunto l’1,2% del Prodotto interno lordo. In barba al Fisco.

Roma – L’economia illegale in continua crescita. L’Istat (Istituto Nazionale di Statistica), lo scorso 18 ottobre, ha diffuso dei dati che il comune cittadino fa fatica a comprendere. I numeri hanno confermato che l’evasione fiscale è in calo, così come i lavoratori irregolari di 57 mila unità. A fronte di questi numeri, non è invece diminuito il valore delle attività illecite, che hanno raggiunto 203 miliardi di euro, pari all’11,3% del PIL (Prodotto Interno Lordo). Una bella somma, non c’è che dire! Gli studiosi di scienze sociali l’hanno definita “Non-Observed Economy” (NOE), l’economia non osservata. Ovvero tutte le attività produttive che non possono essere acquisite nelle fonti di dati di base utilizzate per la compilazione dei conti nazionali. Sono incluse le seguenti attività: sotterranea, informale (comprese quelle intraprese dalle famiglie per il proprio uso finale), illegali e altre attività omesse a causa di carenze nel programma di raccolta dati di base.

E’ notorio che questo tipo di economia danneggia quella legale, evade il Fisco e la capacità dello Stato di crescere. Nell’economia sommersa c’è un comparto che influisce più di altri nel giro d’affari, cioè quello degli “Altri servizi alle persone”, che è cresciuto più di un terzo. Vi rientrano il lavoro domestico, attività di intrattenimento, riparazioni di beni di uso personale e attività culturali. Infatti tra i lavori più frequenti senza un regolare contratto figurano babysitter, insegnanti di ripetizioni e tutor, collaboratori domestici. Altri due settori che rientrano nel sommerso sono “Commercio, alloggio e ristorazione” e “Costruzioni”. Inoltre, un aspetto che si può considerare strutturale dell’economia italiana è il lavoro irregolare, ovvero svolto senza alcun rispetto della normativa vigente in materia fiscale e contributiva.

Per non parlare della sicurezza sul lavoro, la cui tutela non viene salvaguardata in nessun caso. L’economia illegale, nel suo complesso, è cresciuta, rispetto a qualche anno fa, dell’1,2% del PIL. Un ruolo fondamentale lo recita il traffico di stupefacenti il cui valore è aumentato di 14,8 miliardi di euro, quasi quanto una manovra finanziaria. Poteva mancare il divario Nord/Sud nella disamina dell’Istat? Certo che no, eccolo puntuale come la morte! La NOE è distribuita in maniera diversa sul territorio nazionale e il divario del Mezzogiorno, dove è più diffusa, col resto del Paese è molto ampio. Seconda una nota diffusa da “Orizzonti Politici” (o OriPo) (centro studi giovanile italiano impegnato nell’analisi di politica internazionale, politiche pubbliche ed economia), nonostante rappresenti una cospicua fetta del PIL italiano e malgrado i danni sulla fiscalità pubblica e sul welfare state, questo tipo di economia è ancora sottovaluta e ignorata dai cittadini e dalle imprese. Invece, se guardiamo al volume d’affari rappresenta una parte consistente dell’economia nazionale.

La sua attività produttiva viene inclusa nel calcolo del PIL e le modificazioni quantitative e strutturali possono gravare sui conti dello Stato. La NOE provoca un depauperamento delle risorse statali e un’alterazione delle regole di mercato, il cui effetto non può che essere una frenata della crescita economia. Tutto questo -ribadisce OriPo- nuoce ai cittadini e alle imprese, con riduzione di servizi essenziali, crescita di concorrenza sleale e tassazione elevata. La politica dovrebbe compiere un vero cambio di passo e, soprattutto, avere una visione a 360°, frase che spesso gli esponenti della maggioranza, la premier in testa, ripetono come un refrain. Ma nei provvedimenti finora assunti, non c’è traccia di nessuna prospettiva per la lotta all’economia non osservata e all’evasione fiscale. Entrambi possono muoversi sotto traccia, mentre la gran parte dei cittadini sgobbano per un tozzo di pane!

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