Diversi studi provano l’impennata tra i ragazzi del modello monogenitoriale dove sono le madri ad acquisire maggiore autorevolezza.
Zarra – I padri separati godono di scarsa considerazione dai propri figli. Negli ultimi decenni la concezione della famiglia è completamente mutata per l’avvento delle nuove tecnologie, che hanno reso i ruoli dei componenti più sfumati, fluidi. A pagarne il prezzo più alto pare che siano i padri separati, i quali perdono considerazione da parte dei figli. Almeno è quanto emerge da uno studio condotto dalla Fondazione Foresta, una ONLUS (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità sociale) attiva nella prevenzione delle patologie legate al sistema endocrino e riproduttivo.
Ebbene, il campione dello studio, composto da studenti delle scuole superiori non ha espresso giudizi lusinghieri sulla figura paterna. Le risposte per esprimere i loro giudizi andavano da: amichevole, indifferente, autorevole e problematico, sia per i padri che per le madri. Quest’ultime sono rientrate nella categoria “amichevole” pqe il 51,8%, mentre i padri per il 44%. L’accezione “problematico” ha visto… primeggiare (si fa per dire) i padri per il 10% dal punto di vista delle ragazze, mentre i maschi considerano il padre in questo modo per il 5%. Per quanto riguarda l’autorevolezza paterna, la diversità è più marcata. Tra gli adolescenti si arriva al 42,2%, tra il sesso femminile al 27,7%. Per la cronaca, la ricerca è stata effettuata nel periodo ottobre 2022 e marzo 2024 ed ha riguardato gli studenti delle scuole superiori di Padova e Lecce ed inserita nel progetto “Prevenzione andrologica permanente nelle Scuole”.
La prima ricerca di questo tipo fu svolta nel 2005. Da allora è cresciuta l’età media genitoriale di quattro anni. Un adolescente di 18 anni ha la madre con un’età di 50,7 anni e il padre di 54. Oltre all’incremento dell’anzianità dei genitori, si distingue un altro aspetto. Ovvero che ogni cinque ragazzi, uno ha i genitori separati o divorziati. Quindi, si è passati ad un maggiore diffusione del modello monogenitoriale, dove i ragazzi considerano al 50% la madre “autorevole”, mentre le ragazze si fermano al 32,8%. Al contrario, le madri sono considerate “amichevoli” dalle figlie per il 50% e per il 29,8% dai ragazzi. Risultati peggiori per quanto riguarda i padri separati. In questo caso l’autorevolezza cala vistosamente (dal 45 al 23% per i maschi e dal 30 al 15% per le ragazze).
L’indifferenza cresce 2-3 volte e la problematicità, addirittura, di 4-5 volte se i dati vengono confrontati con le percentuali dei padri non separati o divorziati. Questo decadimento è più marcato nei figli maschi, secondo cui la figura paterna subisce un tracollo come autorevolezza., che viene ricercata, poi, nella figura materna. Al momento, i divorzi e le separazioni, in aumento notevole negli ultimi anni, sembrano essere le cause di questa sorta di sbriciolamento della figura paterna. Secondo gli autori, l’irrilevanza della paternità rappresenta una criticità sia per i genitori, i cui compiti pedagogici restano uguali, che per i figli. Già si fa una fatica immane ad educare in due, da separati lo è ancora di più. I genitori separati si vedono costretti a fare i salti mortali per restare tali agli occhi dei propri figli.
Quando questo obiettivo non viene raggiunto e, spesso non lo è, uno dei due genitori subisce una forma di svalutazione e la sua figura passa in secondo piano. Questi dati confermano come oggi sia importante riconsiderare i paradigmi culturali, simbolici, psicologici e sociali per comprendere i meccanismi che si concretizzano all’interno dei gruppi familiari attuali. Visti i cambiamenti in atto, il rischio è di accantonare un obiettivo, in realtà, principale: il benessere dei ragazzi oggi e adulti domani, che è sempre stato uno scambio continuo tra le generazioni!