Allertate le Questure e l’allarme di Federalberghi. Ulteriori ritardi da restrizioni porteranno al collasso l’intero comparto con la perdita di oltre 500.000 posti di lavoro. La mafia si frega le mani, grandi affari in vista.
Quello del turismo è uno dei settori più esposti alla crisi economica determinata dal CoVid-19 e, di conseguenza, potrebbe diventare preda facile per le organizzazioni mafiose sempre alla ricerca cerca di nuovi business da manipolare. Se la crisi economica non si arresta entro l’anno, il 10% delle imprese sarà a rischio default. Si tratta di un dato che potrebbe subire, purtroppo, variazioni in eccesso considerato il fatto che è già sicura, per l’indotto turistico, la perdita di appuntamenti importanti (come ad esempio la Pasqua), per non contare le innumerevoli disdette già arrivate ad alberghi e strutture ricettive in genere.
In questa drammatica situazione c’è dunque il rischio reale, confermato anche da uno studio realizzato da Transcrime-Università Cattolica, che i clan mafiosi possano infiltrarsi nell’economia legale, approfittando della mancanza di liquidità, anche grazie all’enorme quantità di denaro da riciclare di cui dispongono. Le procure italiane sono già in allerta, pronte ad impedire che ciò avvenga. Ne ha parlato anche il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi:
“…Le organizzazioni mafiose più forti sanno cogliere tutte le opportunità in cui c’è da lucrare e questa è una cosa che ora potrebbe non riguardare solo l’Italia, ma anche gli altri Paesi almeno europei attraversati dall’emergenza e che poi dovranno ripartire…”.
Anche il capo della polizia, Francesco Gabrielli, ha posto l’attenzione sul possibile rischio inviando a tutti i questori italiani una circolare firmata anche dal direttore dell’Anticrimine Francesco Messina, con la quale si chiede di drizzare le antenne sul preoccupante fenomeno malavitoso. La preoccupazione concreta è che le organizzazioni criminali possano prestare soldi a usura agli imprenditori che non hanno liquidità per ripartire, per poi impadronirsi delle attività. Il capo della polizia invita le questure a prendere immediatamente le contromisure e attivarsi da subito nella ricerca e l’acquisizione di un patrimonio informativo mirato a rappresentare l’attuale realtà economica e le eventuali criticità. Lo studio realizzato da Transcrime-Università Cattolica conferma il pericolo per uno dei settori chiave dell’economia del Bel Paese:
“…In un anno «normale», nei mesi di marzo e aprile – secondo quanto conferma Federalberghi al nostro giornale – le strutture ricettive italiane ospitano più di 48 milioni di presenze. Il 52,7% (ovvero 25,3 milioni di presenze) è riferito a turisti stranieri, che in questo momento sono letteralmente spariti dal mercato. Se si considera che anche la domanda italiana è in picchiata, si può stimare – per i due mesi considerati – la perdita di oltre l’80% del mercato (40 milioni di presenze in meno, per un valore di circa 2,5 miliardi di euro)…”.
Già a fine febbraio Bernabò Bocca, presidente dell’associazione di categoria, parlava di un danno economico enorme per l’intero settore:
“…La posta in gioco – aveva dichiarato Bernabò – è molto alta. Basti considerare che durante i mesi di febbraio e marzo gli esercizi ricettivi italiani ospitano 14,5 milioni di turisti italiani e stranieri, per quasi 40 milioni di pernottamenti. Al contrario di quel che si potrebbe credere, non siamo in bassa stagione: per alcune aree del Paese, questo è un periodo di intensa attività…”.
A risentirne, ovviamente, è tutto l’indotto: dalla ristorazione alle reception dei famosi club turistici, ai grandi complessi del turismo residenziale, per tutti questi la situazione è sconfortante. Secondo i dati dell’ultimo “Cerved Industry Forecast” nel biennio 2020-21, le imprese operanti nella filiera travel & tourism potrebbero subire perdite dei ricavi dai 33 ai 73 miliardi di euro. I lavoratori occupati alle dipendenze di aziende turistiche (alberghi, ristoranti, agenzie viaggio, stabilimenti balneari, etc.) sono circa un milione nel mese di febbraio e circa un milione e mezzo nel mese di agosto.
“…Se non si interviene con urgenza – affermano ancora da Federalberghi – rischiamo un grave contraccolpo sull’occupazione in due direzioni: consistente contrazione dei posti di lavoro esistenti, con la riduzione del 20% degli occupati, per circa 200.000 unità e mancata assunzione dei lavoratori stagionali. Situazione che, potenzialmente, potrebbe tradursi nella perdita di altri 500.000 posti di lavoro…”.