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I rischi del dissesto idrogeologico pesano su 8 milioni di italiani, le cifre dell’ENEA

Nei disastri non ci sono divari Nord-Sud, l’unità d’Italia regge. Oltre il 90% dei Comuni è vittima di inondazioni cresciute del 135%.

Roma – Oltre 8 milioni di italiani a rischio per eventi metereologici. La struttura idrogeologica del suolo italico è molto fragile e abbandonata a sé stessa. Per questo è a rischio, per frane ed inondazioni, una buona fette dell’Italia e con essa oltre 8 milioni di abitanti (1,3 per frane e 6,9 per inondazioni). Queste cifre drammatiche sono state diffuse dall’ENEA. Si tratta dell’a “Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile”. L’ente ha pubblicato uno studio, con cui sono state individuate le aree più a rischio del nostro Paese. Dal punto di vista degli eventi estremi, la distribuzione territoriale è stata… molto democratica ed equanime. Nei disastri, si può dire che  l’… unità d’Italia è consolidata!. Scorrendo, infatti, l’elenco delle regioni coinvolte, praticamente non ne sfugge una, o quasi. 

La metà dei comuni colpiti da eventi ambientali, da cui ne è scaturito almeno un morto, appartengono ad aree montuose, con pochi abitanti. Quest’aspetto ha portato a considerare che gli eventi meteo e idrogeologici hanno riguardato un territorio di per sé fragile e complicato da raggiungere per i soccorritori. I decessi sono stati, per lo più, maschi rispetto alle donne. Evidentemente frane e alluvioni sono più… attratti dagli uomini! In realtà, il divario tra i sessi può essere spiegato da diversi fattori, tra cui: stili divita, attività esercitate, tempo trascorso all’aperto e quello impiegato nel tragitto casa-lavoro. Scorrendo i dati diffusi dall’ENEA, ci si rende conto di come siano un vero e proprio “cahiers des doleans”.

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Oltre il 90% dei comuni sono le… mete preferite da frane e inondazioni. L’anno scorso, soltanto nei primi cinque mesi, si è registrata una crescita del 135% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Negli ultimi anni è cresciuta la frequenza e intensità degli eventi estremi, a causa del cambiamento climatico. Sul fatto che il clima sia mutato, pare che, almeno a livello scientifico, ci sia unanimità di giudizio. Non è lo stesso per gli interventi delle istituzioni globali, che, finora almeno, hanno messo la “testa sotto la sabbia”, proprio come gli struzzi. Gli effetti di questi disastri sono particolarmente drammatici, considerando che i territori colpiti sono abitati, in particolare, da 65enni e oltre, che nell’ultimo ventennio sono aumentati del 24%.

La conoscenza di questi dati è essenziale, qualora si avesse un progetto programmatico, per stabilire quali sono le azioni prioritarie da attuare, stanziare risorse finanziarie, definire le misure di allerta più efficaci, avviare una solida politica di prevenzione per difendere il territorio e la popolazione ivi residente. Non si è lontano dal vero nell’affermare che i cittadini sono stanchi, seccati di venire a conoscenza di questi dati e la politica, di fatto, fottersene. E’ almeno un ventennio e oltre che si sa della fragilità idrogeologica del nostro territorio. Da allora frane,  alluvioni e quant’altro sono cresciute in in maniera esponenziale, a conferma che le istituzioni non hanno provveduto ad attuare una politica di risanamento e prevenzione. Si è continuato, invece a costruire sugli argini dei fiumi e nei pressi del mare, a disboscare le montagne e a trivellare i mari. E’ questo è il conto salato da pagare e sempre sulle spalle dei poveri cristi!

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