HA RAGIONE DI MAIO: FELTRI TOPPA!

Il ministro degli Esteri ha correttamente pronunciato in inglese la parola “Coronavairus” riferendoci al noto Covid 19 ma Feltri non ha perso occasione per correggerlo, sbagliando di grosso.

Dire che Di Maio non dia un contributo alla satira sarebbe disonesto. Dagli errori geografici agli errori grammaticali, il nostro plenipotenziario grillino porge spesso il fianco alle critiche. Nell’intervista a La7 il capo della Farnesina, che probabilmente ascolta programmi internazionali, ha parlato del Covid 19, definendolo comunemente Corona Virus che in inglese si pronuncia “vaires”. Non ha mancato occasione Feltri, tra gli altri, per prendersi gioco del termine pronunciato in inglese dal ministro, dando implicitamente dell’ignorante a Di Maio.

Facendo bella mostra della sua cultura, il Diretur ha ricordato che il nome virus viene dal latino, com’è giusto, per cui la pronuncia dovrebbe rimanere fedele alla parola stampata. Malgrado i numerosi prestiti dal latino che la lingua inglese contiene, essi però sono spesso pronunciati piegandoli alle regole di pronuncia anglosassoni.

L’intervento di Vittorio Feltri, in effetti, sembra implicare che la parola virus debba essere sempre pronunciata come si scrive, in qualunque lingua. E’ evidente che questa regola vale effettivamente per l’italiano e Di Maio parlava nell’ambito di una conferenza stampa in Italia, ma l’errore è perdonabilissimo atteso che oggi, nel linguaggio comune, i riferimenti alla lingua inglese sono praticamente entrati nel linguaggio comune. .

Il nostro Paese, infatti, è invaso dagli anglismi e nessuno si scandalizza se si pronunciano parole come okay, no problem, smartphone, touch screen, file, hardware, software e tantissime altre per come vanno dette ovvero nella lingua di Sua Maestà Britannica. .

Feltri è stato spesso oggetto della satira di Crozza che lo presentava come un uomo che non solo non riusciva più ad appassionarsi alle battaglie di qualunque tipo ma che, data l’età che a lui sembrava pesare, aveva difficoltà ad adeguarsi ai tempi moderni. In questo infelice intervento verso Di Maio la sua rigidità culturale sembra avere il sopravvento in un mondo che, di contro, mescola affannosamente tutto ciò che può: dal cibo alla cultura, dall’hi-tech (altro termine italiano-inglese, tanto per fare un esempio) alla moda. Siamo alle soglie di quella che probabilmente diventerà una pandemia o forse no e se il ministro degli Esteri parla del virus che sta provocando contagi e qualche morte a livello globale, non c’è da scandalizzarsi se lo chiama con il nome con il quale è universalmente conosciuto a livello mondiale.

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