Uno dei suoi killer ha richiesto è ottenuto la possibilità di fare volontariato presso una struttura che assiste anziani. E non è la prima volta che Giovanni Sutera, condannato anche per l’omicidio di un gioielliere, ottiene benifici che lo tengono distante dal carcere, seppur per mezza giornata.
Villafranca Tirrena – Da un paio di settimane si trova in regime di semilibertà l’assassino di Graziella Campagna, la ragazzina di 17 anni trucidata il 12 dicembre 1985 per mano mafiosa. Giovanni Sutera, 64 anni, nato a Palermo, non si è mai pentito del turpe omicidio della ragazzina.
Sino a qualche giorno fa si trovava nel carcere di Sollicciano dove sconta l’ergastolo per aver ammazzato, a colpi di lupara, la povera Graziella, stiratrice in una lavanderia di Villafranca Tirrena, perché aveva scoperto, da un’agenda smarrita tra gli abiti di un cliente, l’identità di Gerlando Alberti junior. Quest’ultimo boss di mafia, anche lui palermitano, di cui Sutera, che si è sempre dichiarato innocente, sarebbe stato il braccio destro.
Anche Alberti junior è stato condannato all’ergastolo per l’uccisione della ragazzina siciliana. Sutera, assistito dall’avvocato Elena Augustin, ha chiesto e ottenuto la semilibertà e l’assenso dei giudici del tribunale di Sorveglianza è giunto nei giorni scorsi, dopo un primo diniego di qualche anno fa.
L’uomo potrà uscire dalla sua cella per svolgere attività di volontariato presso un’associazione di Firenze che si occupa di assistenza alla terza età. Una volta svolto il servizio il detenuto dovrà tornare nel carcere di Prato, dove nel frattempo è stato trasferito per raggiungere più agevolmente il capoluogo toscano.
Ma non è la prima volta che Giovanni Sutera gode del regime della libertà condizionale. Il beneficio gli era stato sospeso nel 2018, dopo l’arresto per un’inchiesta sulla gestione del bar Curtatone e su un presunto traffico internazionale di stupefacenti. Da quest’ultimo reato, il 5 giugno del 2020, sia Giovanni che il fratello Renato erano stati assolti perché il fatto non sussiste.
I due germani siciliani erano stati accusati di aver finanziato una coltivazione di marijuana in Spagna, che poi sarebbe stata destinata al mercato italiano. Ad ogni buon conto Sutera sconta anche una condanna a 25 anni per l’omicidio del gioielliere fiorentino Vittorio Grassi. I familiari di Graziella sono rimasti basiti una volta appresa l’assurda notizia:
”…Questo Stato facendo così spinge le persone a farsi giustizia da sé, non a rivolgersi alla legge – ha commentato Piero Campagna, 58 anni, fratello della vittima, carabiniere in pensione – se le persone si rendono conto che non è possibile ottenere giustizia si sentono impotenti. Non mi sento rappresentato da questo Stato. Non è la prima volta tra l’altro, già nel 2018 la Procura generale di Firenze aveva rigettato l’istanza dell’avvocato della nostra famiglia e non aveva chiesto la revoca della liberazione condizionale concessa nel 2015 a Giovanni Sutera…
…In seguito eravamo riusciti a far togliere la libertà condizionale e a farlo tornare in carcere e ora gli concedono altri benefici. È una cosa gravissima. Mi chiedo se i nostri politici quando fanno le leggi pensano che questa ragazza martoriata poteva essere loro figlia o sorella. Inoltre Sutera è un criminale che non si è mai pentito come può lavorare mi chiedo per un’associazione di volontariato? Mi vergogno di essere italiano, hanno ucciso un’altra volta mia sorella…”.
Piero Campagna aveva 21 anni ed era già nell’Arma quando il 12 dicembre 1985, la sorella Graziella Campagna, veniva uccisa con cinque colpi di lupara che le sfigurarono il volto. La diciassettenne stirava in una lavanderia di Messina e per caso aveva trovato in una tasca della giacca di un certo “Ingegner Cannata” un’agenda che rimandava alla vera identità del suo cliente.
L’ingegnere non era altri che Gerlando Alberti junior, boss latitante di Cosa Nostra, che assieme al suo fedelissimo Giovanni Sutera avevano vigliaccamente rapito e ammazzato la povera ragazzina innocente.
La paura dei mafiosi era quella che la ragazzina potesse informare il fratello carabiniere sul contenuto di quella maledetta agenda provocando un terremoto in Cosa Nostra. L’iter processuale per il caso Campagna è durato 20 anni ed era destinato a rimanere insoluto.
Grazie ad alcuni pentiti i due assassini sono saltati fuori e condannati al fine pena mai. Ma Sutera, anche stavolta, è riuscito nel suo intento.