Lo stallo che la popolazione under 35 italiana fa registrare in ambito occupazionale è molto preoccupante. Le ataviche difficoltà per i giovani di trovare un lavoro e la mancanza di iniziativa rappresentano un mix deflagrante. Ma c’è anche tanta voglia di rimanere in panciolle.
Roma – L’inattività dei giovani preoccupa e non solo per i risvolti sociali che ne derivano. L’Italia, soprattutto, è il primo paese dell’Eurozona per numero di inattivi, i cosiddetti “neet“. Giovani che non studiano e che non hanno un lavoro. Dall’analisi dell’indice dei territori più favorevoli ai giovani, per impresa e lavoro, emerge un quadro sconfortante. Sorprende, infatti, la sostanziale corrispondenza tra le regioni meno attrattive per il lavoro e l’impresa giovanile e i territori in cui la fa da padrone il Reddito di Cittadinanza, cavallo di battaglia del M5S.
Il 55% delle richieste di RdC è infatti stato presentato nelle isole e nelle regioni meridionali. Curiosamente è la stessa percentuale dei giovani inattivi che vivono nel Mezzogiorno. Al Sud si registrano, peraltro, le condizioni più difficili per l’occupazione degli under 35. L’allarme arriva dalla convention annuale dei giovani imprenditori di Confartigianato, durante la quale sono stati rivelati dati aggiornati sulle difficoltà lavorative degli under 35. Il dato esatto è 1.568.000, un numero che rappresenta i giovani tra i 25 e i 34 anni che non si offrono sul mercato del lavoro. Purtroppo, il dato è in aumento e già oggi rappresenta un record negativo nell’Ue. Secondo il rapporto, il tasso di inattività è del 25,4%, ossia più di 1 su 4, mentre la media europea è del 15%.
Se guardiamo i grandi Paesi, con economie simili a quella italiana, il dato è ancora più schiacciante, la Germania, infatti, registra il 13,9%, così come la Spagna il 13,7% e la Francia il 12,7%. Viene rilevato, tra l’altro, che tra gli under 35 che non cercano lavoro, la maggior parte sono donne, circa 1.033.000, ossia il 65,9% del totale, mentre gli uomini sono 535.000. Oltre la metà dei giovani inattivi, inoltre, vivono nel Mezzogiorno, dove il tasso sale al 37,7%, mentre al Centro-Nord scende al 16,8%, restando comunque più alto della media Ue. Confartigianato ha rilevato anche un indice che misura l’accessibilità alla possibilità di fare impresa per i giovani, a seconda dei vari territori italiani.
La Lombardia, per esempio, è la regione che offre ai giovani le condizioni migliori per lavorare e fare impresa. Seguono, poco distanti, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige. Tra gli ultimi classificati ci sono Molise, Sardegna, Calabria, Sicilia e Basilicata. Tra le province, invece, la migliore è Cuneo, mentre le condizioni più difficili si trovano a Isernia, Foggia, Vibo Valentia, Siracusa e Taranto. Va anche detto che l’inattività dei giovani può avere diverse cause, a partire dalla difficoltà nel trovare lavoro che spesso porta a smettere di cercarlo.
Anche perché in molti casi si tratta di persone specializzate, visto che lo stesso studio rivela che, tra gli inattivi under 39, 468.100 sono laureati. In ogni caso, a fronte del 19% di ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano, per il Governo diventa ancora più urgente una riflessione sulle politiche occupazionali.
Un percorso che speriamo si avvii e si concluda, che partirà proprio dall’abolizione del Reddito di Cittadinanza, già prevista dalla Legge di bilancio del Governo guidato da Giorgia Meloni. L’obiettivo è l’incontro tra domanda e offerta, favorito dalla fine della stagione dell’assistenzialismo. Anche perché, stando all’ultimo bollettino di Assolavoro, le richieste non mancano. A giugno e luglio 2023 i profili professionali ad alta qualifica più appetibili sono quelli del software engineer e dei sistemisti e architetti informatici. Sono ricercati anche gli ingegneri esperti in infrastrutture, i project manager e i database administrator. Non manca il lavoro nemmeno per elettricisti, specialisti in marketing digitale, contabili esperti, operai metalmeccanici, tornitori, fresatori e carpentieri saldatori.