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Pago, dunque sogno!

Una nuova “moda” impazza in Estremo Oriente: quella dei locali per sole donne nei quali i maschi vengono “affittati” per sfilare seminudi. Il tutto è visto come una nuova forma di sogno romantico.

Roma – L’amore a pagamento è sempre stata una prerogativa maschile e continua ad esserlo, sin da quando è apparso l’uomo sulla faccia della terra. Frutto di una concezione patriarcale e mercantilistica dei rapporti umani per cui basta pagare per veder soddisfatto ogni bisogno. Da qualche decennio, in una sorta di anomala parità di genere, sono in forte crescita i casi di luoghi per sole donne in cui sono gli uomini a essere scelti e pagati per le loro prestazioni.

A tal proposito, qualche mese fa, è stato pubblicato a cura di Ambra Schillirò sul periodico Rolling Stone, un interessante reportage su ciò che avviene negli “host bar” di Bangkok, in Thailandia. Si tratta di una sorta di night club riservati alle sole donne, che versano denaro sonante nell’illusione di immergersi in una forma di romanticismo. Sembra che il settore, sia maschile che femminile, vada a gonfie vele e sia una delle attività principali del Paese. Infatti, le strade sono piene di giovani prostitute del posto, tallonate da stranieri anziani. Mentre l’altra metà della medaglia è rappresentata da una vita a metà tra la realtà e la tv. Giovani thailandesi trasformati in sex symbol grazie ai Boy Love Drama, di cui la Thailandia è la principale produttrice al mondo.

Un Boy Love Drama.

Si tratta di drammi o più comunemente di fiction su storie d’amore, spesso omosessuali. Un fiume umano di turiste ogni settimana si riversa in città per ammirare questi ragazzi in concerto o per visitare le location in cui sono state girate le serie. Negli ultimi tempi sono in continua crescita, in Thailandia, i locali per sole donne. Per la cronaca l’autrice del reportage ha scelto il metodo che nelle scienze sociali è definito “partecipazione diretta” e quindi è andata direttamente in loco. Insieme a un’amica entra in locale, una tipica discoteca asiatica con la pista da ballo occupata da tanti tavoli. Le clienti mostrano meno di cinquant’anni e in gran parte sono cinesi e thailandesi. Pare che il motivo che spinge queste donne a frequentare questi locali sia “la possibilità di passare una serata con bei ragazzi, senza conseguenze e senza il timore di essere rifiutate”. L’organizzazione prevede di offrire 5 drink al ragazzo scelto e pagare il tavolo. Inizia una sorta di passerella su cui sfilano ragazzi nemmeno trentenni. Le clienti, a questo punto, devono indicare la loro scelta.

I ragazzi sono stati ben istruiti sul da farsi, quasi tutti sono all’altezza del compito previsto. Versano i drink, accompagnano le clienti a prendere una boccata d’aria quando è il caso, le invitano a ballare e si sincerano sempre del loro benessere. Sembra quasi la serata desiderata da chi ama le commedie adolescenziali. O un miscuglio tra il primo appuntamento romantico e una puntata di un serial televisivo d’amore. Com’è intuibile, il consumo di alcol è elevato, come anche il conto da pagare. Secondo l’autrice del reportage, che vive in Asia da molti anni, la realtà del posto è molto diversa da quella che appare nei drama. Quasi tutto quello che si vede nelle serie televisive non esiste. L’esperienza in questi locali per sole donne è una proiezione da fiction. È come essere immersi totalmente in una serie romantica, in cui il principe azzurro dà il bacio alla bella addormentata e tutti vissero felici e contenti. A differenza dei locali per soli uomini, non si paga per il sesso, ma per vivere “un’esperienza”. Non è così scontato che la serata prosegua.

Locali di questo tipo sono la rappresentazione sintomatica del momento che sta vivendo la Thailandia. Negli ultimi anni, il maschio orientale è assurto al ruolo di sex symbol, scavalcando il macho latino, che nell’immaginario collettivo femminile ha sempre avuto un posto rilevante. Ora, a parte le motivazioni che ci possono essere per chi compie una scelta del genere, è da evidenziare la forte solitudine che pervade le persone, uomini e donne, la difficoltà ad instaurare rapporti duraturi e, soprattutto, l’illusione di poter vivere una serata “romantica”, pagando dei soldi. È la mercificazione di ogni spazio della nostra vita che stride con l’autenticità delle relazioni umane, queste sì, appaganti. Chissà se tanti anni di giuste lotte femministe avevano come obiettivo anche quello di avere la stessa parità del maschio nel “comprare l’amore o presunto tale”?                                                                                                       

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