Dovremmo forse smettere di pensare con coscienza ed accettare ogni singola imposizione? Allora chiamiamola con il suo nome: dittatura. Un ritorno al raziocinio sarebbe auspicabile specie da parte di chi governa.
Si arrabbiano se la chiami dittatura sanitaria ma, a conti fatti, i toni sono quelli.
Ormai siamo ai delatori che telefonano alla polizia perché il figlio quindicenne dei vicini fa una festa con qualche amico, mentre nessuno vede nulla se i ladri fanno man bassa nell’appartamento accanto.
È la “nuova normalità”, quella del tutti contro tutti. Dove i poliziotti rincorrono l’uomo solitario sulla spiaggia deserta perché non indossa la mascherina ma non mettono piede nelle zone adibite a spaccio di droga.
E politici e virologi alimentano il fuoco.
Ultimo in ordine di tempo è Giovanni Toti, Governatore della regione Liguria. Insieme a Matteo Bassetti, il noto infettivologo, ha deciso di intraprendere la crociata dell’anno, quella contro gli esponenti del personale sanitario che non vogliono vaccinarsi.
Non sia mai mettersi contro il sacro altare delle case farmaceutiche e ai loro farmaci infallibili, anche alla luce delle ultime novità che hanno visto il vaccino AstraZeneca sospeso per morti sospette e, come pare, possibili formazioni di trombi su decine e decine di persone.
Si aggira intorno al 15% il personale sanitario ligure che rifiuta la somministrazione del vaccino e Toti ci tiene a specificare che “non sono pochi” utilizzando poi il jolly del “lavorano a contatto con pazienti fragili”.
Per carità, pensiero condivisibile.
Un po’ meno lo è l’ipotesi di introdurre una legge regionale sull’obbligatorietà vaccinale anti Covid per i sanitari.
I toni sono quelli di chi, evidentemente, non è un grande fan della libertà di scelta:
“O uno, se fa certi lavori, è obbligato a vaccinarsi per proteggere gli altri che vengono a contatto con lui, oppure ci sia la possibilità di non utilizzarli in determinati ruoli senza che questo faccia scattare una discriminazione sul posto di lavoro”.
Matteo Bassetti, primario del reparto di malattie infettive del San Martino, coglie la palla al balzo e, incredibilmente ringalluzzito, pubblica immediatamente un post su Instagram:
“La nostra prima missione è quella di non cagionare sofferenza, il famoso “primum non nocere”. Chi tra noi sanitari non si vaccina, potendo provocare un’infezione, disattende ad un nostro dovere”. E qui attacca con toni degni del Ventennio: “fuori dagli ospedali i sanitari che non si vaccinano. La politica batta un colpo su questo argomento”.
Bene, quindi non vengono radiati dall’albo medici che dimenticano pinze e garze nei propri pazienti, ma è possibile sbattere fuori chi non si vaccina con un farmaco sperimentale.
Teniamolo a mente: “sperimentale”.
Poi a chi toccherà dottor Bassetti? Al personale scolastico? E dopo ancora, che scusa userete? Obbligherete panettieri e baristi? Infondo tutti siamo a contatto con soggetti fragili, in un modo o nell’altro.
Toti parla di “obbligo morale” e spera venga introdotto legalmente.
E già mette le mani avanti per gli insegnanti: “se in una classe scolastica ci fosse un insegnante no vax, sarebbe un trattamento giusto che nella classe accanto ce ne fosse uno vaccinato e nell’altra no?”.
Le diamo una notizia clamorosa, Governatore: si chiama “democrazia” quella che voi, ormai, sembrate detestare.
E facciamo ulteriore chiarezza: un no vax è colui che non accetta alcun tipo di vaccino, dall’antipolio, all’anti difterica, con manifesto sprezzo di prove scientifiche inconfutabili. Il termine, nel caso specifico, è assolutamente fuori luogo e, perdonate, anche ignorante.
Di questi nuovi vaccini si sa poco o nulla, dagli effetti collaterali immediati a quelli a medio-lungo termine. Pfizer, Moderna e AstraZeneca hanno chiesto e ottenuto completa immunità per eventuali “complicazioni” imputabili a questi farmaci. Perché, se è legittimo chiedere?
Inoltre è sufficiente fare una breve ricerca in Internet per rendersi conto che il curriculum di Pfizer (attualmente la Big Pharma più multata della storia) è tutt’altro che limpido: provate a digitare “Contenzioso di Kano” (giusto per citare uno dei casi più eclatanti) e vi si aprirà un mondo.
Nel 1996 morirono in Africa oltre 12mila persone a causa meningite. A Kano, nel nord della Nigeria, Pfizer aderì ad un progetto finanziato dalll’OMS atto a curare 200 bambini utilizzando il farmaco sperimentale Trovan per metà dei piccoli, mentre l’altra metà venne curata con il Ceftriaxone (farmaco efficace contro la meningite). Morirono 5 bambini a causa del Trovan, mentre molti altri svilupparono cecità permanente, malformazioni e paralisi. Pfizer archiviò il tutto come un test dai buoni risultati. Se non ci fosse da piangere ci verrebbe da ridere.
Questo siamo: un test. Numeri.
Anche nella civilissima Italia è così, basti pensare a come Toti liquida le polemiche sul vaccino AstraZeneca: “di fronte ad un numero così ampio di vaccini, alcune reazioni purtroppo sono un numero statistico, è chiaro che le avremo”.
Capito? Siamo un numero statistico. Declassati dalla condizione di esseri umani a codici. Qualcuno ci lascia la pelle? Pazienza.
C’è già chi si appella all’articolo 32 della Costituzione, attualmente nel mirino di opinioni opposte.
A tal proposito il professore ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico all’Università degli Studi di Padova, Filippo Pizzolato, rilasciò un’intervista, affermando che il tanto discusso articolo 32 dispone che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.
Dunque una legge può obbligarci, in questo caso, al vaccino?
Potrebbe, ma Pizzolato chiarisce che esistono limiti:
“…L’eccezione rispetto alla regola che è – e deve rimanere – quella della libertà di cura – dice il professore – essa è un diritto costituzionalmente riconosciuto e non può essere sacrificato senza una corrispondente contropartita di rilievo costituzionale...”.
Il terreno è scivoloso, soprattutto quando si parla “della tutela della salute di terzi o della collettività generale”, ma il professore ci ricorda che esiste un “limite non valicabile nel rispetto e nella dignità della persona. In quest’ambito il rispetto della persona esige l’efficace protezione della riservatezza, necessaria anche per contrastare il rischio di emarginazione nella vita lavorativa e di relazione”.
Informate Toti e Bassetti, per cortesia.
Qui la domanda è una sola: il trattamento vaccinale anti Covid è sufficientemente sicuro? Se così fosse non ci sarebbero problemi, ma attualmente non sembrerebbe.
Dovremmo forse smettere di pensare con coscienza ed accettare ogni singola imposizione? Allora chiamiamola con il suo nome: dittatura.
Ebbene, caro Toti, qui non si sta violando solo la democrazia ma anche il Codice di Norimberga, dato che si sta parlando di farmaci sperimentali (non dimentichiamolo mai).
Se lo legga, magari impara qualcosa. Non siamo sudditi, abbiamo dei diritti, tutti, anche coloro che optano per scelte a lei sgradite.
Quando lei sostiene pomposamente: “mi sottoporrei tutta la vita ad un vaccino AstraZeneca, non vedo l’ora”, la risposta che sorge spontanea è: molto bene, dopo di lei.
E tanti auguri.
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