Partiti politici il giornale popolare

Gemmano nuovi partiti, crollano idee e valori

Non accenna ad arrestarsi la formazione di nuove correnti o movimenti. Ma la mancanza di pluralità di idee e di valori all’interno della politica limita la rappresentatività dei cittadini e la costruzione di una visione comune. La situazione generale stenta a migliorare.

Roma – I partiti politici che si muovono come un pachiderma non riescono sempre a intercettare i veri bisogni dei cittadini di tutte le classi sociali, ma solo di una parte. Almeno questa è la percezione che si ricava dal fatto che ognuno si orienta verso uno specifico elettorato. È come se ci fosse una suddivisione anticipata dei ruoli da mantenere, per non scomparire del tutto dall’agone politico nazionale. L’elettorato è disorientato e concede la propria preferenza solo a chi rappresenta i propri interessi ed esigenze del momento. Manca, cioè, una visione generale che possa far convivere, all’interno di un partito, un “unicum” di variegate esigenze e sensibilità.

A questo si è arrivati gradualmente a causa dell’eccessivo proliferare di sigle, molte delle quali aggiornate e continuamente corrette, che avrebbero dovuto galvanizzare consenso e interesse. In molti casi non è stato così, anzi si è aggiunta ulteriore confusione, con risultati poco lusinghieri. Certamente se nei partiti si fosse applicata la legge di mercato, si sarebbe assistito a continue procedure fallimentari, in cui gli unici azionisti del consenso, i cittadini, essendosi orientati verso altre aziende, politiche, oppure decidendo di cambiare i propri gusti e preferenze, o ancora di non acquistare più determinati prodotti sponsorizzati, avrebbero deciso di non scendere più nei mercati e non acquistare nulla, determinando così il crollo della Borsa.

Alessandro Di Battista

Insomma, di astenersi dal circolo vizioso del baratto politico. Eppure, la giostra non si è fermata e continua a immettere nel dibattito politico-culturale nuove piattaforme di aggregazione. È un dato positivo, ma bisogna capire cosa si vuole costruire. Quale sia la prospettiva e il sogno. Certamente sarebbe inutile uno “sfogatoio” di sole proteste, critiche e lamentele, senza avere una chiara visione e senso dell’orientamento. La politica non deve diventare una professione e va ricostruita la partecipazione civile. Queste le due idee, tanto per cambiare, alla base della nuova associazione di Alessandro Di Battista, “Schierarsi”, di cui è vicepresidente.

“Le chiacchiere le lasciamo ad altre realtà”, commenta Di Battista, che di chiacchiere nei vari format televisivi ne ha fatte tante. Alla domanda se intendesse formare un nuovo partito o movimento, la risposta fornita dall’ex parlamentare grillino, è l’unica che in questi casi si può dare: “… da un progetto si costruisce consenso su quell’idea, poi vedremo. Da cosa nasce cosa…”. Si ritiene che, certamente, vi sarà alla base del progetto qualche formidabile intuizione che sarà incarnata da tanti delusi e scontenti del panorama politico attuale. Chissà se il movimento delle “sardine”, cui è stato messo il silenziatore, ha insegnato qualcosa. L’importante è che non prevalga l’astuzia ed il tornaconto personale.

Renato Schifani

Come contraltare c’è chi riesce a passare dal M5S a FdI e, addirittura, recentemente in Forza Italia con il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani. È il caso di Giancarlo Cancellieri. Nessuna critica, anzi “chapeau” per il coraggio e la forza di cambiare idea, nonostante il tiro incrociato di critiche e a volte di insulti. Nessun giudizio, dunque, ma solo cronaca. Michele Santoro cerca anche di piantare le radici di “un partito che non c’è”, in alternativa all’attuale sinistra o chissà convergere spigolosamente verso Conte.

Si registra, comunque, la sensazione di una totale mancanza di pluralità di idee e valori che possano convivere all’interno di un partito, sia di destra che di sinistra. La frammentazione come unico baluardo, che costretto dalle varie leggi elettorali, amministrative, regionali e nazionali, forse si pacifica e coalizza. Le elezioni Europee, dunque, come unico punto di riferimento, in base al sistema elettorale proporzionale, per comprendere e identificarsi veramente. Forse.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa