La Procura di Sassari muove accuse di peculato e riciclaggio riguardo la gestione di 2 milioni di euro tra il 2013 e il 2023.
Sassari – La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per nove persone, tra cui Antonino Becciu, fratello del cardinale Angelo Becciu, e il vescovo di Ozieri, Corrado Melis. Le accuse riguardano peculato e riciclaggio, con riferimento alla gestione di circa 2 milioni di euro provenienti dai fondi dell’8 per mille e di ulteriori 100mila euro stanziati dalla Segreteria di Stato vaticana per la diocesi.
Il pubblico ministero Gianni Caria ha avanzato la richiesta di processo e il sequestro dei beni dinanzi al gup Sergio De Luca. L’udienza è stata aggiornata al 3 febbraio per le repliche della difesa, rappresentata dagli avvocati Ivano Iai e Antonello Patanè, i quali sostengono l’innocenza degli imputati.
Secondo l’accusa, tra il 2013 e il 2023, tali fondi sarebbero stati indirizzati alla cooperativa sociale Spes, gestita da Tonino Becciu, e destinati a utilizzi privati. Gli imputati principali – tra cui lo stesso Becciu, il vescovo Melis, il direttore della Caritas don Mario Curzu e altri membri della diocesi – rispondono di peculato e riciclaggio. Altri tre soggetti, tra cui il parroco di San Francesco don Roberto Arcadu, sono invece accusati di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento.
Gli avvocati della difesa contestano le accuse e sollevano dubbi sulla competenza giurisdizionale italiana in merito alla gestione dei fondi dell’8 per mille, sottolineando che il loro controllo spetterebbe esclusivamente alla CEI. Inoltre, evidenziano come né la CEI, né il Vaticano, né il Ministero dell’Economia italiano abbiano presentato denunce o richieste di costituzione di parte civile.
L’indagine si collega al processo del Tribunale vaticano che, nel dicembre 2023, ha condannato il cardinale Angelo Becciu a 5 anni e 6 mesi di reclusione per la gestione illecita dei fondi della Segreteria di Stato e per la controversa compravendita del palazzo di Londra. In quella sentenza si evidenziava come la donazione alla cooperativa Spes violasse le norme interne vaticane, in quanto destinata a soggetti legati da vincoli familiari.