Dopo i problemi dell’immigrazione rimane da risolvere il nodo cruciale della pressione fiscale e della revisione delle pensioni. Tematiche difficilissime da risolvere e che i precedenti governi hanno dilazionato nel tempo pur di non occuparsene. Seguono tutte le altre riforme. Estremamente urgenti.
Roma – Il governo lavora alla nuova legge di bilancio promettendo, almeno cosi si dice, un approccio prudente, responsabile e realista. Arriverà sicuramente la Flat-tax, per la quale si sta studiando, oltre all’estensione del tetto da 65 a 85mila euro per le partite Iva, anche una versione per i titolari di “reddito d’impresa e da lavoro” che consisterebbe, per i non aderenti al regime forfettario, nell’assoggettare all’aliquota del 15% una quota dell’incremento di reddito registrato nel 2022, rispetto al maggiore tra i redditi dichiarati nei tre anni d’imposta precedenti. Misura che sembrerebbe essere allo studio anche per i lavoratori dipendenti.
Nel pacchetto di misure tributarie sono in arrivo, peraltro, interventi di tregua fiscale, con l’ipotesi di nuova rottamazione e stralcio per le cartelle fino a mille euro. Ma se non si stralceranno definitivamente quei ruoli impossibili da recuperare servirà a ben poco qualunque tipo di riforma. Cioè se non si riporteranno in vita quei cittadini ed imprese che rimarranno per sempre nell’ombra e destinati all’oblio per non potere mai più essere “bancabili”, tutto quello che si farà sarà solo una operazione di facciata. Ci sono, infatti, importi così elevati da riscuotere che in assenza di patrimoni su cui rivalersi sarebbe opportuno avere il coraggio di annullarli, in modo da evitare di gonfiare le potenziali entrate dell’Erario tra le somme da recuperare.
Milioni di volte si è affrontato l’argomento ma inutilmente. In programma, nel breve periodo, anche interventi sul cuneo e sulle pensioni, temi su cui si è fatto già un primo punto al tavolo tra governo e sindacati. Per le pensioni, in particolare, si cercano fondi per dare sicurezza alla manovra. La maggiore inflazione ed indicizzazione dovrebbe avere un impatto di oltre 50 miliardi sulla spesa pensionistica al 2025. Dunque si procede con cautela e attenzione, in quanto gli spazi fiscali sono ridotti per il rischio di ulteriori interventi sull’energia il prossimo anno, con possibili ricadute sui conti pubblici. Il taglio del cuneo fiscale è, comunque, tra i principali obiettivi del governo.
Avverrà però gradualmente, ha specificato Adolfo Urso. “Non si può fare tutto e subito, possiamo fare ciò che è possibile e tracciare la rotta”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, specificando che il taglio “sarà per due terzi per il lavoratore e un terzo per l’azienda”. La necessità primaria rimane quella di alzare i salari. Un’altra misura di cui l’esecutivo ha già parlato più volte è la revisione del reddito di cittadinanza. L’intento sembrerebbe quello di imprimere una stretta per chi è nelle condizioni di lavorare.
Si ipotizza quindi l’inserimento di maggiori paletti che portino al taglio del sussidio, come quelli legati alla mancata accettazione delle proposte di lavoro. Il reddito rimarrebbe garantito a chi non ha la possibilità di lavorare. Fino a quando, però, non si predisporranno interventi seri per entrare nel mondo del lavoro, proprio in questo particolare momento storico contraddistinto da tante difficoltà economiche sarà un girare su sé stessi senza risultati concreti. Insomma che non sia solo demagogia ed un punto del programma elettorale da rispettare, perché non avrebbe senso.