Essere multitasking è davvero un pregio? Di certo è uno spreco di energia mentale

Si è vittima di un grande inganno, quello di tenere sempre duro, di alzare di continuo l’asticella degli obiettivi da centrare.

Roma – La frenesia del multitasking è una strada che porta all’annientamento! Le moderne tecnologie hanno accelerato un processo che ora è diventato patologico, ma che già agiva sottotraccia. Ci si riferisce all’esaltazione corrente del multitasking, termine che è tanto in voga, con cui si intende la capacità di poter svolgere più operazioni in contemporanea. In apparenza sembra una dimostrazione di grande abilità, ovvero di saper essere su più “pezzi”, in realtà gli svantaggi sono tanti. Dal punto di vista cognitivo, infatti, il multitasking comporta un costante cambiamento di attenzione tra compiti diversi, che richiedono l’utilizzo di aree diverse del cervello.

Questo implica uno spreco di energia mentale e una perdita di efficacia nel processare le informazioni. Quante volte ci si lamenta di questo stato di cose, sentendo la necessità di fermarsi, di essere consapevoli della stanchezza fisica e mentale, annichiliti, eppure non si riesce a cambiare registro? Tante, troppe volte, eppure, per l’ennesima volta si mette in moto il solito processo. Si è tutt’uno con questo modo di essere, una parte dell’ingranaggio, tanto da vivere una vita decisa altrove. Ma allora non c’è alcuna speranza per noi comuni mortali, piccole particelle dell’universo? La moderna neuroscienza pare pensarla diversamente, cioé non bisogna arrendersi ad un destino scritto da altri e riappropriarsi di sé stessi. Per la cronaca, le neuroscienze sono lo studio scientifico e multidisciplinare della struttura e del funzionamento, sia normale che patologico, del sistema nervoso.

Secondo questo paradigma concettuale la difficoltà di vivere la moderna complessità è inoppugnabile. Infatti, la stragrande maggioranza di ognuno di noi si sente oberato di troppo lavoro, un eccesso di informazioni, estenuante fatica, discorsi banali che eviterebbe volentieri, ma ci si trova costretti a partecipare. A molti di noi sarà, di sicuro, passato per la testa di interrompere tutto, staccare la spina e andare lontano o come nel montaggio di un film di cancellare le immagini che non ci aggradano. In realtà si è vittime di un grande inganno, quello di tenere sempre duro, di alzare di continuo l’asticella degli obiettivi da centrare. I fatti stanno confermando che l’umanità è stata fagocitata dal mito del lavoro, a cui sono state sacrificate vite umane nel verso senso del termine (morti sul lavoro docet) e esistenze, perché si è tralasciato altri importanti valori, la natura, la spiritualità, il benessere psicologico. E’ come se vivessimo anestetizzati, sotto il suo effetto sedativo. Il dramma è rappresentato dal fatto che in natura non esiste alcun sistema simile a quello umano.

Ovvero vige la lentezza, i processi hanno bisogno delle loro ferree leggi che sono fatti di attesa, pause. Quindi il tanto esaltato multitasking, in realtà è un processo contronatura, risultato degli uffici marketing delle grandi imprese. Già essere solo distolto, ad esempio, mentre si è al lavoro, da un’email che arriva sul proprio smartphone, provoca scompenso. Perché, come hanno ribadito le neuroscienze, il nostro cervello non è abituato a concentrarsi su due compiti in contemporanea e il rischio ricorrente è distrazione, per l’arrivo di un input esterno e mancanza di attenzione per il compito da cui si è stati sviati. Non c’è speranza per tanti poveri cristi, quindi? Chissà? Ma come dice un antico adagio popolare Chi di speranza vive, disperato muore”.

Nel senso che un’esistenza troppo su essa rischia di giungere alla fine senza che il sogno sia concretizzato. Quindi se mutamento deve essere, basta attendere che il Fato decida per noi, ma bisogna adoperarsi affinché i desideri possano realizzarsi. Quindi, l’unica cosa da fare è decidere per una buona parte della giornata di sconnettersi da qualunque contatto tecnologico. Solo così, forse, si può tentare di disintossicarsi!

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