La decisione nasce dal caso di una donna coinvolta in un incidente stradale, risultata positiva agli oppiacei per aver assunto un ansiolitico e un farmaco a base di codeina.
Pordenone – Il Tribunale di Pordenone ha sollevato una questione di legittimità costituzionale sul nuovo Codice della Strada, rinviando alla Corte Costituzionale la norma che punisce la guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti, anche senza accertamento dello stato di alterazione psicofisica. La decisione nasce dal caso di una donna coinvolta in un incidente stradale il 24 dicembre 2024, risultata positiva agli oppiacei per aver assunto un ansiolitico e un farmaco a base di codeina. La vicenda evidenzia i rischi di un’applicazione automatica della legge, che potrebbe sanzionare conducenti non alterati, trasformando il reato in un “pericolo astratto”. La Corte Costituzionale dovrà ora valutare se la norma, introdotta con la legge 177/2024, viola i principi costituzionali di proporzionalità e offensività.
Il 24 dicembre 2024, una donna pordenonese, alla guida della sua auto, ha causato un incidente stradale tamponando un altro veicolo. Ricoverata in ospedale, è stata sottoposta a esami tossicologici: l’analisi delle urine ha rivelato una positività agli oppiacei (516 µg/l), mentre il test del sangue è risultato negativo. La conducente ha dichiarato di non aver assunto droghe, ma di aver preso, nelle 24-72 ore precedenti, tre gocce di un ansiolitico (EN, con principio attivo delorazepam) e Tachidol, un farmaco contenente codeina, prescritto per una patologia cronica.
Le analisi delle urine possono rilevare tracce di oppiacei fino a giorni o settimane dall’assunzione, a differenza degli esami del sangue, che identificano la presenza di sostanze solo entro 24-72 ore. Questo scarto temporale è cruciale: la donna, pur risultando positiva, non mostrava segni di alterazione psicofisica al momento dell’incidente, come confermato dal PM Pezzi, che ha escluso ragionevolmente uno stato di compromissione alla guida.
Nonostante l’assenza di alterazione, la donna rischia un decreto penale di condanna per violazione dell’art. 187 del Codice della Strada, che prevede un’ammenda da 1.500 a 6.000 euro, l’arresto da 6 mesi a un anno, il ritiro della patente e un procedimento penale. In caso di incidente, come nel suo caso, le sanzioni raddoppiano (art. 187, co. 1-bis). La norma, modificata dalla legge 25 novembre 2024, n. 177, punisce chiunque guidi dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope, senza più richiedere la dimostrazione dello “stato di alterazione psicofisica”, un requisito presente nella versione precedente.
La GIP Milena Granata, accogliendo la memoria del PM Enrico Pezzi, ha emesso un’ordinanza l’8 aprile 2025, sospendendo il giudizio e trasmettendo gli atti alla Corte Costituzionale. La questione riguarda l’art. 1, co. 1, lett. b) della legge 177/2024, che ha eliminato il riferimento allo “stato di alterazione psicofisica” dall’art. 187 del Codice della Strada. Secondo Granata, questa modifica solleva dubbi di compatibilità con gli articoli 3 (uguaglianza e ragionevolezza), 25, co. 2 (personalità della responsabilità penale) e 27, co. 3 (funzione rieducativa della pena) della Costituzione.
Il PM Pezzi ha svolto un ruolo chiave, sollevando per primo i dubbi di costituzionalità. Nella sua memoria, ha evidenziato come la norma, applicata al caso, punisca una condotta non necessariamente pericolosa, rischiando di colpire ingiustamente chi assume farmaci legali. Pezzi ha chiesto al GIP di trasmettere gli atti alla Consulta, sostenendo che la legge 177/2024 crea un automatismo sanzionatorio incompatibile con i principi costituzionali