Il Premier ed i ministri proseguono con l’amministrazione corrente sino alle elezioni. Al via una campagna elettorale mordi & fuggi. In Europa c’è timore per la possibile sbandata a destra dell’Italia.
Roma – Dopo una settimana di crisi di governo, il premier ha rassegnato definitivamente le dimissioni a Sergio Mattarella e ora per l’Italia e per l’Ue si aprono scenari difficili da prevedere, che avranno comunque un epilogo certo: la convocazione degli elettori alle urne il 25 settembre. Mentre il 13 ottobre sarà il giorno in cui saranno convocate le nuove Camere. Si rompe così il tabù del voto d’autunno. La macchina parlamentare e governativa si è rimessa in moto, iniziando a concordare una prima bozza di lavoro su cosa si può fare a Camere sciolte, seguendo la griglia redatta dal capo dello Stato.
Certo le eventuali dimissioni dei ministri 5 Stelle e Lega, di cui si è pure parlato nella giornata di ieri, paralizzerebbero tutto. Ma alla fine non è successo niente per fortuna, sarebbe stata l’ultima chiamata del Capo dello Stato alla responsabilità nell’interesse degli italiani a cadere nel vuoto. Mentre scorrono i titoli di coda di una legislatura faticosa e litigiosa, nella quale si è affacciata con virulenza la pandemia, l’acuirsi dei problemi sociali ed economici e la guerra russa contro l’Ucraina, oltre che l’inflazione, sta per sferrare il colpo di grazia ad un Paese stremato dai continui aumenti dei prodotti alimentari ed energetici.
Diverse le reazioni in Europa. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, non si sbilancia ma ribadisce la stretta e costruttiva collaborazione con il premier Draghi e si augura di continuare a collaborare con le autorità italiane su tutte le politiche e le priorità dell’Ue. Di ben altro tono è invece il commento di Paolo Gentiloni, titolare per l’Economia, il quale ha affermato che “Il balletto degli irresponsabili contro Draghi può provocare una tempesta perfetta”.
Parlando della crisi di governo il commissario ha esortato a “voler bene all’Italia” nei mesi difficili che arriveranno, con i timori all’orizzonte per l’attuazione del Pnrr e gli investimenti necessari per la transizione verde. Al Parlamento Ue è stata accolta con particolare sgomento la notizia della fine del governo Draghi, soprattutto tra le fila del Pd.
La vicepresidente dell’Eurocamera, Pina Picierno, ha definito la scelta di Movimento 5 Stelle, Lega e Forza Italia “un macigno che peserà sul Paese, davanti a una stagione difficile per energia, Pnrr ancora da attuare e un conflitto alle porte”. Ma dalle fila del Ppe, l’eurodeputato e coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, ha rispedito al mittente le accuse, invitando il segretario del Pd, Enrico Letta, a
“…Fare mea culpa perché il suo progetto di campo largo ha provocato le dimissioni di Draghi e poi ha impedito la nascita di un governo senza il M5s come avevamo chiesto noi, l’Europa ha bisogno di un governo stabile di centrodestra a Roma.”
Ma differenti opinioni si sono fatti avanti. “Grazie presidente Draghi per averci reso orgogliosi in questi mesi, per aver ridato centralità all’Italia”, ha commentato invece l’eurodeputato di Italia Viva Nicola Danti, il quale ha ricordato che di fronte all’indecoroso spettacolo di questi giorni si ha ancora di più il dovere di portare avanti l’agenda europeista e riformista.
Dello stesso avviso il presidente del gruppo di Renew Europe, Stéphane Séjourné: “L’estrema destra e i populisti hanno aperto una nuova crisi politica in Italia che avrà un impatto in tutti i Paesi europei”, definendo genericamente i responsabili della crisi “persone pericolose per le nostre democrazie, che metteranno sempre i loro partiti davanti alla nazione”.
Tutta questa paura per la “destra nostrana” è davvero ridicola oltre che ingiustificata. Innanzi tutto FdI dovrebbe vincere le elezioni scontrandosi contro l’astensionismo dilagante ed i riottosi che hanno perso fiducia nel partito. Ed è già un’impresa. Lega e Forza Italia, ormai in ribasso, avranno un bel da fare per conquistare più seggi di prima. Ovvero mission impossible. Dunque timore per chi? Per che cosa?