La Sinagoga Grande di Vilnius, in Lituania, sta lentamente risorgendo dalle sue ceneri grazie agli scavi.
Prima distrutta dalla follia nazista insieme a decine di migliaia di vite umane, poi cancellata definitivamente dal panorama della città dalle autorità sovietiche. Ma oggi la Sinagoga Grande di Vilnius, la capitale della Lituania, sta lentamente risorgendo dalle sue ceneri grazie agli scavi archeologici, che ne stanno riportando i resti fuori dalle viscere della terra. Così, dopo oltre settant’anni dalla condanna all’oblìo, questo straordinario e imponente edificio sacro, che per tre secoli era stato il cuore pulsante della comunità ebraica del Paese baltico, potrà tornare a raccontare la sua lunga e affascinante storia.
La Sinagoga di Vilnius, tempio della memoria
Costruita tra il 1630 e il 1633 sul luogo dove già si ergeva una precedente edificio in legno del 1572, la Sinagoga Grande di Vilnius era la più grande e importante, rappresentativa e iconica dell’Ebraismo lituano.
L’interno, riprogettato nel Settecento in stile Rococò dall’architetto Johann Christoph Glaubitz, presentava al centro quattro gigantesche colonne a delimitare la zona del leggio e a sorreggere le alte volte. Appesi alle pareti e al soffitto c’erano numerose lampade di bronzo e candelabri d’argento. I matronei, collocati ai piani superiori, si affacciavano alla sala attraverso filari di finestrelle. Il tutto creava un insieme di grande suggestione.
Nel periodo del suo massimo splendore, la Sinagoga Grande era circondata da un complesso composto da sinagoghe minori, mikveh e altri edifici tra i quali le case di studio della Torah, il palazzo del consiglio della comunità, la casa del rabbino Eliyahu – Elia ben Shlomo Zalman più conosciuto come il Gaon di Vilna -, bancarelle di carne kosher, la celebre biblioteca ‘Strashun’ e un bagno pubblico. Un intero quartiere, insomma, che costituiva il cuore pulsante della vivace e popolosa comunità ebraica.
Poi vennero gli orrori del Novecento. Nel 1944 il sacro luogo fu profanato, saccheggiato e bruciato dai nazisti, che deportarono decine di migliaia di ebrei dalla città verso i campi di concentramento: dei 100.000 che vivevano a Vilnius prima della guerra, solo 20.000 sopravvissero all’Olocausto. Una tragedia immensa e indicibile che colpì sia le persone che i simboli della loro religione e della loro cultura. Al termine del conflitto, tra il 1955 e il 1957, quel che restava della Sinagoga Grande fu raso al suolo dalle autorità sovietiche, che al suo posto costruirono un campo da basket e un complesso scolastico per evitare che il tempio potesse “risorgere”.
La riscoperta moderna grazie agli scavi
La riscoperta del sito è iniziata nel 2015, quando la scansione con il georadar ha mostrato che sotto l’attuale edificio scolastico anni Cinquanta si conservavano ancora, sopravvissuti come per miracolo alla violenza delle distruzioni, numerosi e significativi resti della sinagoga perduta.
Da allora ben cinque campagne di scavo – realizzate per conto dell’IAA – Israel Antiquities Authority, dell’Associazione di Archeologia Lituana (Kultūros paveldo Išsaugojimo sajkos), della Fondazione Good Will e della Comunità Ebraica della Lituania, stanno lentamente riportando alla luce le vestigia dell’edificio, ricomponendo le tessere di questa storia ormai dimenticata.
Le novità della quinta stagione di scavi
La quinta stagione di scavo ha svelato diverse sezioni del pavimento della Sinagoga Grande, in origine caratterizzato da decorazioni a fiori rossi, neri e bianchi. Sono stati inoltre rimessi in luce il settore riservato alle donne (Ezrat Nashim) e le grandi cisterne d’acqua utilizzate per il mikveh, il bagno rituale di purificazione.
Durante le indagini è stata rinvenuta, rovesciata dalle ruspe durante le operazioni di demolizione, anche una delle gigantesche colonne che circondavano il Bimah – la tribuna rialzata dalla quale vengono letti i rotoli della Torah -, muta testimonianza, congelata nel tempo, dell’orrore di quei momenti.
Negli scavi è emerso inoltre che le pareti della sinagoga erano decorate, con i resti di una sezione di parete dipinta con motivi blu e rossi.
Gli scavi, che continueranno nei prossimi anni, stanno contribuendo a restituire alla comunità ebraica di Vilnius, per secoli florida e brulicante di vita, quel posto di primaria importanza che essa ha sempre rivestito, fino agli orrori del Novecento, nella storia e nell’identità della capitale della Lituania. Un ruolo che l’antisemitismo e le ideologie del “secolo breve” hanno cercato di spazzare via per sempre.