Il centrodestra vuole il Lazio. Tris di nomi per scalzare Zingaretti

Partita la corsa per aggiudicarsi il controllo della regione, ora in mano al centrosinistra. Giorgia Meloni ha scelto 3 candidati per conseguire il non facile obiettivo.

Roma – Il centrodestra capitolino alla carica. La coalizione con a capo Giorgia Meloni cerca di individuare un candidato comune che possa essere competitivo per strappare la Presidenza della Regione al centrosinistra, nonché ai grillini che sono stati in maggioranza con Zingaretti. La leader in carica ha proposto una rosa di nomi come il vicepresidente Fabio Rampelli, profondo conoscitore della Regione e della Capitale, l’europarlamentare Nicola Procaccini e Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa internazionale. Insomma, le interlocuzioni sono state avviate ed il centrodestra ha indicato ufficialmente il nome.

Ormai è certo, sulla rampa di lancio andrà Francesco Rocca, lo stesso che anni fa disse peste e corna della Meloni e di Salvini in più occasioni, salvo poi a dimenticarsene del tutto. L’avvocato Rocca si è già dimesso da ogni incarico onde evitare speculazioni politiche. Rimane ancora aperto il rebus che riguarda la composizione dell’alleanza di centrosinistra. Il candidato Alessio D’Amato potrà contare, salvo sorprese, sull’appoggio del Terzo Polo, di Europa Verde e delle liste che hanno sostenuto la giunta Zingaretti fino a questo momento. Il M5s invece con Giuseppe Conte afferma che con l’attuale classe dirigente del Pd non sarà possibile alcun accordo.

Francesco Rocca, nome forte per il centrodestra.

Affermazione ribadita nelle ultime ore, attaccando frontalmente D’Amato: “Io non posso accettare che in una lista del Movimento 5 Stelle ci possa essere una persona che deve alla Regione Lazio quasi 300mila euro perché ha creato un danno erariale accertato dallo Stato”. Non si fa attendere la risposta del Pd che, con il responsabile Sicurezza, Enrico Borghi, spiega che:

“Conte dimostra di essere garantista solo con congiunti o amici da lui nominati. Il presidente M5S dovrebbe sapere, infatti, che, nella vicenda a cui maldestramente ha fatto riferimento, Alessio D’Amato è ricorso in appello. L’uscita di Conte sorprende a maggior ragione perché, proprio su questa prima sentenza, ormai vecchia di mesi, nessuno ha mai sentito proferire una singola parola da parte delle due assessore 5 Stelle che ancora siedono quotidianamente in giunta con D’Amato, continuando il loro buon lavoro”.

Ma L’idea di Conte, spiegano fonti del M5S, sarebbe quella di individuare un candidato terzo, da contrapporre a D’Amato e forse a Rocca e sostenuto, oltre che dai Cinque Stelle, anche da Sinistra Italiana – che, nel Lazio, si muove senza i verdi di Angelo Bonelli – e Coordinamento 2050, la creatura che raccoglie pezzi di sinistra e che con Conte ha avviato una collaborazione che dura da mesi. Una scelta che, peraltro, Bonelli giudica incomprensibile tant’è che dichiara che “ci sarà una lista rosso-verde alle prossime elezioni regionali, dentro il centrosinistra”. La questione morale è agitata da Conte anche in Lombardia.

Pierfrancesco Majorino, candidato del centrosinistra.

Questa volta contro Pierfrancesco Majorino, candidato del Pd sul quale gli iscritti M5s hanno scelto di convergere votando online. In questo caso è la vicenda “Qatargate” a dare l’incipit a Conte, il quale afferma che “servono in ogni caso garanzie sul candidato Pd“. Ma Majorino risponde a stretto giro di comunicato “… di avere votato sempre contro sul Qatar e ciò, afferma l’europarlamentare, è verificabile facilmente dagli atti parlamentari. Io rappresento un modello politico molto differente dalla cricca”. Insomma, la tensione è ancora alta e non sarà certamente una campagna elettorale regionale a fare svanire resistenze e pregiudizi.

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