Intercettato mentre esce dal carcere di Opera per andare al lavoro, l’ex fidanzato di Chiara Poggi, condannato a 16 anni, si professa innocente, ma evita dichiarazioni ufficiali.
Milano – “Se è stato trovato del DNA di Andrea Sempio sotto le unghie di Chiara Poggi, ci sarà un motivo e quindi bisognerà approfondire tutto”. Con queste parole, Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, ha risposto oggi ai microfoni di Mattino Cinque News. La troupe lo ha intercettato mentre lasciava il carcere di Opera, dove sconta la pena, per recarsi al lavoro, un permesso concesso nell’ambito del regime di semilibertà.
Stasi, 41 anni, è apparso sereno ma cauto. “Sto bene, grazie. Sto bene, ma per favore fatemi andare, non ho molto tempo”, ha detto, sottolineando le rigide prescrizioni che deve rispettare come detenuto. Alla domanda su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e nuovamente indagato per il delitto di Garlasco dopo il ritrovamento del suo DNA sotto le unghie della vittima, Stasi ha chiarito: “Mai conosciuti”. Una dichiarazione che conferma la distanza tra i due, nonostante il loro coinvolgimento nello stesso caso giudiziario.
“Mi professo innocente, come sempre”, ha ribadito, ma ha subito aggiunto: “Per favore, non posso rilasciare dichiarazioni in merito”, tagliando corto per evitare ulteriori commenti su una vicenda che, a 18 anni dal delitto, continua a dividere l’opinione pubblica. L’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a 26 anni il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco, è tornato sotto i riflettori dopo che una nuova consulenza genetica ha attribuito a Sempio le tracce biologiche repertate sulle unghie della giovane, escludendo Stasi come donatore.
La svolta ha riaperto il caso, con Sempio indagato per omicidio in concorso con ignoti o con lo stesso Stasi. Quest’ultimo, dopo cinque processi e una condanna definitiva nel 2015, ha sempre sostenuto la propria estraneità ai fatti. Oggi, mentre sconta la pena a Opera e beneficia di uscite giornaliere per lavoro, le sue parole lasciano intravedere una speranza di revisione: “Ci sarà un motivo” per quel DNA, ha detto, invitando implicitamente a fare luce su un elemento che potrebbe riscrivere la storia del delitto.
Le indagini, affidate ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, proseguono dopo il prelievo coattivo del DNA di Sempio, effettuato il 13 marzo. I risultati, attesi nelle prossime settimane, potrebbero confermare o smentire la compatibilità con le tracce del 2007, aprendo scenari inediti. Intanto, la difesa di Stasi, guidata dall’avvocato Giada Bocellari, valuta una possibile richiesta di revisione del processo, mentre la famiglia Poggi vive un nuovo capitolo di un dolore mai sopito.