Il ministro della Giustizia Carlo Nordio promuove riforme complesse e radicali, ma il loro progresso è più lento del previsto. E non è detto che vedano la luce nella loro interezza.
Roma – Forse dagli annunci e proclami si passerà ai fatti. Il governo ha definitivamente approvato il cronoprogramma delle più urgenti riforme della giustizia penale da tempo comunicate al Parlamento. Si prevede che entro il mese di giugno si emanerà uno o più disegni di legge inerenti alla revisione dei reati contro la pubblica amministrazione, con particolare riferimento alle fattispecie dell’abuso d’ufficio e del traffico di influenze illecite, nonché della prescrizione e delle misure cautelari, con particolare riferimento alla collegialità delle decisioni. Si regolamenteranno le impugnazioni delle sentenze di assoluzione, le intercettazioni, anche al fine di evitarne l’indebita pubblicazione.
Il Guardasigilli si è detto in quest’ultimo caso “disposto a battersi fino alle dimissioni”. In sostanza, l’obiettivo non è limitarne l’uso per i reati di mafia e terrorismo e i vari reati satelliti collegati a quest’ultimi, ma trovare una soluzione per evitare la diffusione delle captazioni penalmente irrilevanti. In particolare, impedire che diventino pubbliche quelle conversazioni private tra soggetti che chiamano in causa un terzo soggetto non indagato. Carlo Nordio è cauto da quando è al governo, ma persiste nell’indicare riforme complesse e radicali della giustizia.
Tuttavia, non avanza con i tempi che aveva individuato già al momento di assumere il ministero. È tornato a proporre di seguire un modello anglosassone di Codice penale liberale, autenticamente accusatorio e privo di riferimenti a quello vigente, “risalente al ventennio”. Dichiara, altresì, di volersi rifarsi al codice di procedura penale ideato da Giuliano Vassalli, nel 1988, fatta a pezzi da interventi della Corte costituzionale. “Contiamo di attuare il programma entro la legislatura”, sostiene il Guardasigilli. Ma per fare ciò, occorreranno nuove disposizioni costituzionali, che richiederanno anni, come Nordio stesso ha sempre riconosciuto. Un silenzio assordante è calato sulla distinzione delle carriere. Come sempre.
Le prossime riscritture di alcune leggi sarebbero da attuarsi a scadenza ravvicinata e con legge ordinaria, con la calma però necessaria per un’analisi da compiersi in gruppi di lavoro, anche con i magistrati e avvocati. Sulla durata dei processi, il Guardasigilli aggiunge che si sta cercando di porre rimedio all’eccessiva durata. In particolare, spiega ancora il Ministro, bisogna “velocizzare e semplificare le procedure nel civile e nell’amministrativo, eliminando tutta una serie di leggi che sono un fattore di rallentamento, ma anche aumentare le risorse”.
Su quest’ultimo aspetto, il Guardasigilli evidenzia: “Stiamo mettendo in atto una cospicua assunzione di personale, nonostante la crisi economica”. Il ministro ha affrontato, qualche mese addietro anche il tema della riforma del Csm, in risposta ad una interrogazione parlamentare ed ha sottolineato che c’è la ferma volontà del governo di esercitare la delega prevista dalla legge di riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario. Ma, ha precisato, che verranno attuati “con gli opportuni correttivi che riterremo di adottare, secondo l’iniziativa riformatrice del governo”.
Il “Nordio pensiero” non si ferma a ciò, ma sottolinea anche che questo governo e, soprattutto, questo ministro, è profondamente convinto che dopo gli scandali emersi a suo tempo nel cosiddetto fascicolo Palamara, vi sia la necessità di una profonda revisione dell’ordinamento giudiziario. Per farla breve, dunque, Nordio ha ricordato che l’ufficio legislativo del ministero ha avviato l’elaborazione della programmazione delle attività normativa per attuare questi impegni, tra i quali rientrano quelli della legge delega nel più breve tempo possibile, tenuto conto della complessità della materia.
Nel frattempo, passa al Senato e diventa legge il provvedimento sulla procedibilità d’ufficio e arresto in flagranza, già approvato dalla Camera. Prevede la procedibilità d’ufficio per i reati aggravati dal metodo mafioso o dalla finalità di terrorismo e consente l’arresto in flagranza anche in mancanza di querela, nel caso in cui la persona offesa non risulti prontamente reperibile.