Sempre più persone scelgono di mangiare in solitaria al ristorante. Un tempo visto come segno di tristezza, oggi è simbolo di benessere e libertà personale.
Una volta quando si andava in un ristorante o pizzeria con gli amici o con l’amato/a e si notava in lontananza un tipo seduto da solo a tavola in attesa del pranzo o cena, si aveva una reazione di sbigottimento. “Poverino, che tristezza, sarà proprio uno sfigato”, era il pensiero ricorrente dei tanti che si ritenevano fortunati nel poter uscire con un gruppo di persone.
Di certo l’imbarazzo per il solitario avventore era tanto e nell’attesa tra una pietanza e l’altra, spesso leggeva un giornale, forse per non incrociare lo sguardo degli altri. Più che un lupo solitario si trattava di una condizione tipica di qualche commesso viaggiatore o rappresentante in viaggio di lavoro e, quindi, si trovava senza compagnia per ragioni contingenti. Comunque, il… malcapitato veniva colpito da una sorta di stigma sociale. Ma il costume cambia facendo dei giri impensabili. Quello che prima era disapprovato, oggi viene esaltato. Andare al ristorante da soli sta diventando una tendenza, soprattutto negli USA. Sono aumentate le prenotazioni singole a conferma di come siano cambiate le considerazioni sociali nei confronti di questa abitudine.

La CNN (Cable News Network, la più importante emittente televisiva statunitense via satellite interamente dedicata all’informazione) ha diffuso un’indagine a cura di OpenTable, un servizio online di prenotazione per ristoranti in tempo reale, secondo cui sono cresciute le prenotazioni per una sola persona. A preferire questa condizione sono i Millennials (i nati tra l’inizio degli anni ’80 e la prima metà dei ’90) e la Generazione Z (i nati tra la seconda metà degli anni ’90 e il primo decennio del nuovo secolo). Se in passato si veniva stigmatizzati, oggi è una scelta responsabile, quasi ambita.
Mangiare da soli, spesso, era correlato alla tristezza, oggi, al contrario rappresenta il proprio benessere fisico, psichico e sociale. Stare in pace, in tranquillità rappresentano una priorità assoluta per chi decide di stare da solo a tavola. Avere del tempo per sé stessi è una condizione per godersi il pasto senza imposizioni di sorta, in un periodo storico in cui la cucina, grazie ai social media, vive un grande momento di popolarità. Poiché si segue l’onda, nel senso di adeguarsi alle circostanze, seguire l’indirizzo e l’orientamento dominanti, i proprietari di ristoranti stanno adeguando gli spazi alle nuove esigenze.

Si è pensato, ad esempio, a tavoli più piccoli, appartati per offrire più comfort e riservatezza. Inoltre, un altro modo è di far sedere il cliente al bancone. In questo caso, si tratta di persone che più che la socialità, cercano l’intrattenimento. Da quella posizione, infatti, si può vedere come si lavora in cucina, vengono preparati i piatti e quali ingredienti si utilizzano. In questo caso il cenare da solo è una condizione necessaria, vissuta in maniera molto positiva, perché è un’occasione per avere al centro dell’attenzione il cibo e l’ambiente limitrofo. Inoltre, è una possibilità di relazionarsi col personale di sala e di cucina.
Sembra trattarsi di un fenomeno banale, ma in realtà è la spia di un cambiamento più profondo, nel senso che sempre più persone vivono da sole. Sempre secondo l’indagine di OpenTable, negli USA il 30% della popolazione vive da sola, un numero in forte incremento nell’ultimo decennio. Certo che una bella tavolata è preferibile per la convivialità, però in fin dei conti “meglio soli a tavola che male accompagnati!”.