Cristina, cronista antimafia, chiede giustizia

Il giornalista siciliano aveva dato molto fastidio alla mafia locale con le sue inchieste. Specie con quella sui Frati di Mazzarino, rivelatasi puntuale, incisiva e deflagrante. Una sorta di condanna a morte che venne eseguita molto probabilmente in un altro luogo per poi trasportare il cadavere dentro la galleria ferroviaria dove venne rinvenuto da una guardalinee. Da allora il caso è rimasto senza un colpevole.

Termini Imerese – Tra i delitti insoluti di mafia, quello del giornalista Cosimo Cristina rimane fra i più eclatanti, nonostante all’epoca dei fatti fosse stato archiviato come suicidio. Le sue inchieste avevano infastidito molto i capi mafiosi di Termini Imerese e delle Madonie, dunque c’era da aspettarselo che prima o poi Cosa Nostra lo avrebbe zittito per sempre.

Cosimo Cristina

Cristina, all’epoca già noto per i suoi articoli contro i boss della zona, era nato a Termini Imerese l’11 agosto 1935. Tra il 1955 e il 1959 aveva collaborato come corrispondente per il giornale L’Ora di Palermo, per Il Giorno, Il Messaggero, Il Gazzettino e l’Ansa. Cristina era stato anche fondatore e direttore del periodico Prospettive Siciliane edito a Palermo.

Il cronista si era occupato a fondo dei Frati di Mazzarino: il 16 febbraio 1960 quattro religiosi vennero arrestati con le accuse di associazione per delinquere, simulazione di reato, omicidio, estorsioni e violenze private. Una vicenda che spaccò l‘opinione pubblica italiana e che Cristina pubblicò sul suo giornale con un titolo “bomba” a nove colonne: “Avvocato di Mazzarino, corrispondente di un noto giornale siciliano, è il capo della famigerata banda dei monaci”.

Centinaia di persone nei pressi della galleria Fossola dove era stato ritrovato il cadavere

Tre mesi dopo, il 3 maggio del ’60, Cosimo Cristina, 24 anni, spariva da casa. Il suo cadavere verrà ritrovato due giorni dopo sui binari della ferrovia Messina-Palermo all’interno della galleria di contrada Fossola. Il corpo era stato segnalato da un guardalinee durante un’ispezione. Il primo a giungere sul luogo era stato il padre Luigi Cristina, dipendente delle FS, sorretto dagli agenti di polizia perché straziato dal dolore.

Il cadavere era integro, strana evenienza per chi decide di farla finita gettandosi sotto un treno. Sulla nuca verrà riscontrata un’ampia ferita, riconducibile ad un colpo sferrato con un corpo contundente. La vittima giaceva al centro delle rotaie con la testa poggiata sul binario di destra, mentre la ferita alla nuca verrà rilevata a sinistra. Il treno sotto al quale Cristina avrebbe deciso di porre fine ai suoi giorni pare provenisse da Palermo, ma il corpo era stato rinvenuto con i piedi rivolti in direzione del capoluogo siciliano e le spalle verso Termini Imerese.

Le intimidazioni di Cosa Nostra alla stampa siciliana

I suoi effetti personali sono stati repertati tra il cadavere e le rotaie in direzione di Palermo, vicinissimi alla vittima, cosa che lo spostamento d’aria non avrebbe permesso poiché il turbinio generato avrebbe spostato gli oggetti lungo la direzione di marcia del convoglio. Nella ricognizione cadaverica si accennava a parecchi ematomi e macchie di defecazione sulle natiche e sulle cosce da probabile assunzione di sostanze velenose.

Il giornalista, dopo essere stato picchiato, sarebbe stato obbligato a ingurgitare farmaci che lo avrebbero stordito per poi finirlo con un colpo di spranga alla nuca. Nonostante fossero evidenti le incongruenze investigative il caso veniva archiviato come suicidio, tant’è che non veniva eseguita nemmeno l’autopsia. A nulla valsero le insistenze della famiglia per eseguire le verifiche autoptiche.

Cristina con la fidanzata Enza Venturelli

In una tasca della giacca di Cristina era stato ritrovato un biglietto d’addio indirizzato al suo amico Giovanni Cappuzzo, deceduto nel gennaio del 2019, al quale chiedeva perdono per il gesto estremo. È strano che Cristina, legatissimo alla madre, non avesse lasciato un messaggio anche per lei, ma solo un accenno alla fidanzata Enza Venturelli.

Per la famiglia quel biglietto non era autentico ma nessuno decise di verificarne la calligrafia. E che dire della schedina del Totocalcio ritrovata nella tasca interna della giacca di Cristina, uscito di casa per l’ultima volta sbarbato, profumato e con un abito elegante? Chi intende suicidarsi gioca una schedina e si veste come se avesse un appuntamento importante?

Una delle numerose commemorazioni alla memoria di Cristina davanti alla galleria Fossola

Dalla scomparsa di Cristina al ritrovamento del suo cadavere trascorsero due giorni: cos’era accaduto in quelle 48 ore? Sei anni dopo il caso venne riaperto, ma da uno scheletro e con i mezzi scientifici dell’epoca che cosa si poteva pretendere di scoprire? Il fascicolo tornò in archivio e la domanda rimane tuttora la stessa: chi ha ucciso Cosimo Cristina?

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