CORRUZIONE: ORMAI E’ PRASSI

Dilaga in ogni settore sia pubblico che privato. Sta diventando una pericolosa consuetudine che, come il pizzo, rovina imprenditori e cittadini onesti. Ancora poco incisivi i mezzi di contrasto

La diffusa sensazione che la corruzione sia diventata ormai endemica, in una certa misura funzionale al sostentamento della società civile, costituisce una percezione nitida per l’individuo come animale sociale. Un malaffare valutato come elemento fisiologico di una catena dalla quale non si scappa, quasi non fosse più un elemento patologico da eliminare rapidamente. Questo porta al sopraggiungere di una paurosa sottovalutazione di tale fenomeno, percepito come conseguenza inevitabile, ed essendo radicato e persistente, diventa largamente tollerato.

Gli eventi che hanno dominato le cronache giornalistiche contemporanee – numerosissime ed eclatanti vicende di corruzione – continuano a succedersi ininterrottamente. Un fil rouge lega la famosa Tangentopoli del 1992 a quelle odierne, forse meno clamorose, ma sempre ugualmente oltraggiose, che spesso nascondono segreti e storie cruente.

Le crescenti rivelazioni sui rapporti tra classi dirigenziali e criminalità organizzata impongono delle strategie di difesa del vivere comune, dell’interesse superiore della nazione, delle esigenze del popolo-sovrano. Fenomeni associativi di stampo mafioso, corruzione e clientelismo attingono a una comune radice, un mondo sotterraneo caratterizzato da interessi personalistici fuori controllo.

Il grado di sostenibilità della democrazia si misura anche dalla portata destabilizzante di rilevanti fenomeni sociali, che si prestano a critiche di carattere etico. L’assenza di freni morali può comportare un cortocircuito nell’assetto dell’apparato statale, senza possibilità di una qualsiasi soluzione di carattere normativo.

Nessuna legge anticorruzione (l’ultima in ordine cronologico è la legge 9 gennaio 2019, n. 3, “Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici”) potrà mai essere efficace senza uno sforzo personale dell’individuo.

Il Governo ha presentato la novità legislativa con lo slogan fortemente evocativo: legge “Spazzacorrotti”. Eppure, la legge precedente, ugualmente denominata legge anticorruzione (risalente al periodo del Ministro Guardasigilli Severino, legge 6 novembre 2012, n. 190 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”), rappresenta un ottimo strumento normativo tuttora in vigore.

Se, dopo più di un anno dall’entrata in vigore di una legge, le valutazioni dei risultati non danno dati soddisfacenti, questo si deve alla struttura della nostra società, non al potenziale della legge stessa che non riesce a essere efficace come il legislatore avrebbe voluto.

Alcuni temi andrebbero affrontati attraverso un approccio olistico. La complessità di alcune vicende sociali implica un’analisi della materia che non può esser incentrata in un ambito esclusivamente giuridico. Appare necessario un intervento normativo che sia in grado di coinvolgere la didattica nelle scuole, lo sviluppo di eventi culturali; insomma, la crescita psicologica e sociologica dell’individuo all’interno della società civile, improntata al concetto di coscienza civica.

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