I nomi che andranno a ricoprire le cariche più alte dei diversi dicasteri sono già decisi. Ma come italica tradizione vuole in questi giorni girano e gireranno sino alla fine i candidati più disparati per creare tensione e interesse. Come se non avessino altro da fare in un momento tragico come quello che stiamo attraversando.
Roma – Dopo Camera e Senato al via il toto-ministri. Circolano voci e pettegolezzi oltre a rose di nomi che nulla hanno a che vedere con chi andrà a sedere, realmente, sulle poltrone dei dicasteri italiani. I soliti giochetti, insomma, che servono a creare suspense, gioia e panico nello stesso tempo. I personaggi politici, più o meno noti, entrano ed escono come capita e non di rado senza alcuna concretezza. L’importante è creare momenti di alta tensione per potere commentare ciò che ancora non è scritto e nemmeno, molte volte, pensato dalla leader in pectore. Addirittura si era anche parlato della volontà di concedere le presidenze del Senato e della Camera alle opposizioni. Sarebbe stato un bell’atto di coraggio e di eleganza istituzionale che da anni è stato trascurato, ma anche questa suggestione fuorviante è stata smentita dai fatti.
Non c’è dunque da stupirsi se già circolano presunte contrapposizioni fra chi vorrebbe ministri tecnici, come FdI e chi, invece, li vorrebbe politici, come la Lega e Fi. Nemmeno occorre meravigliarsi se è stato messo in circolazione un nome francamente inatteso, ossia quello dell’inossidabile Mario Draghi. Buono ed utile su tutte le ruote. C’è chi lo vedrebbe, e chissà da quale prospettiva, ministro degli Esteri o all’Economia. Una boutade, insomma, di grandi proporzioni, non tanto per l’importanza e l’utilità che rivestirebbe la notizia se fosse vera, ma perché è già noto che il premier uscente ha altri obiettivi ed ambizioni.
Certo è che ancora per Draghi non si parla di prepensionamento, ma la strada che si sta tracciando per l’ex presidente della Bce proviene da sentieri che, per adesso, appaiono invisibili. L’orgia di notizie al riguardo di un futuro ruolo governativo di Draghi è inverosimile e destituita di ogni fondamento, ma chi lo sosterrebbe potrebbe essere solo Giorgia Meloni che, nonostante sia stata costantemente all’opposizione dell’attuale esecutivo, ha mantenuto rapporti improntati alla massima correttezza. Ma una scelta del genere contrasterebbe con la linea politica finora tracciata. Quindi inutile ancora perseverare.
Quel che è certo è che chi ha vinto le elezioni farà gli interessi del Paese senza far saltare l’Europa. Del resto la stessa Meloni intende evitare lo scontro e sta lavorando al dossier in raccordo con il governo. Sarà, peraltro, proprio Draghi a partecipare al Consiglio europeo fissato per il prossimo 20 ottobre, riguardo ai principali vertici in programma nella prossima settimana. L’attesa sulla formazione del governo e soprattutto sull’agenda che porterà avanti Meloni cresce giorno dopo giorno.
Fratelli d’Italia si è intestato un programma che punta alla Flat tax incrementale e anche riguardo all’argomento pensioni pensa di incentivare la flessibilità in uscita ma senza fughe in avanti. In ogni caso il presidente di Fdi ha già spiegato quale sarà il suo metodo: cautela, coinvolgimento di tutti, unità. E anche sul governo consiglia prudenza. Basta, per esempio, con la contrapposizione tra tecnici e politici, è indubbio che servono nomi di alto livello.