La vicenda, di cui si sono occupate anche Le Iene di Italia 1, vede alla sbarra il supposto responsabile di violenze sessuali, abusi, rituali, maltrattamenti in danno di due ragazze. Una delle presunte vittime, però, non conferma le accuse. Il castello accusatorio di 2500 pagine raccolte dal Pm sembra piuttosto solido.
Roma – È una mamma Virginia Melissa Adamo, la donna di Monza che quattro anni fa, il 3 novembre 2018, ha presentato denuncia ai carabinieri della compagnia di Montefiascone contro un uomo che, a suo dire, avrebbe plagiato la figlia. La madre, che non riusciva ad avere più contatti con la ragazza, con uno stratagemma era riuscita a mettere alcuni registratori in casa del presunto santone scoprendo che la figlia era diventata una schiava del sesso. Il processo, ancora in itinere, vede alla sbarra Pasquale Gaeta, 64 anni, di origine partenopee, meglio conosciuto come maestro Lino, imputato di esercizio abusivo della professione di psicologo, maltrattamenti in famiglia (all’interno di una comunità) e violenza sessuale ai danni di due seguaci.
Le violenze sarebbero state perpetrate in un appartamento di via Onanese 4, appena fuori Acquapendente, sede di una comunità, con la presunta complicità della moglie dell’odierno imputato, Eva Imperiale. L’uomo, innocente fino a condanan definitiva, era già assurto agli onori della cronaca anni fa perché fondatore di una comunità denominata Qneud (acronimo di Questa non è una democrazia) dove si praticavano rituali di natura non solo esoterica. Secondo la denuncia della Adamo la figlia, all’epoca dei fatti studentessa di 24 anni, dopo aver conosciuto il maestro Lino a Bologna, tramite un regista teatrale amico dell’imputato, la ragazza sarebeb stata completamente “assoggettata” al santone.
Il procedimento penale, la cui ultima udienza per l’ascolto dei testi risale al 19 ottobre scorso e proseguirà il 13 marzo 2023, si sta tenendo presso tribunale di Viterbo, innanzi alla presidente del collegio giudicante Elisabetta Massini. Nelle 2500 pagine d’inchiesta raccolte dal Pm Paola Conti sono contenuti particolari agghiaccianti sull’attività della setta che si sarebbe occupata di strappare agli affetti familiari giovani donne con il fine di utilizzarle sia dal punto di vista economico, sia da quello sessuale, rendendole prive di volontà. Masturbazione femminile, bere la propria urina, soddisfare voglie sessuali, erano solo alcune delle pene Karmiche confermate, durante l’incidente probatorio, da una delle allieve del maestro Lino.
Virginia aveva scoperto l’orrore di quanto subìto dalla ragazza entrando nell’hard disk del Pc della figlia che però non ha confermato in giudizio le accuse formulate contro Lino ed ha negato ogni abuso. A testimoniare in aula anche due donne di Acquapendente alle cui dipendenze la 28enne aveva lavorato come tata e baby-sitter tra il 2018 e il 2019. “È il mio maestro e non lo lascerò mai!” Secche e stringate le parole che la giovane avrebbe rivolto alle due mamme che la interrogavano per saperne di più sulla natura del rapporto fra lei e quell’uomo di 40 anni più grande della giovane studentessa.
Alle loro domande delle due future testimoni la babysitter aveva chiaramente ammesso, senza vergogna, che con Lino aveva regolari rapporti sessuali non protetti, sia anali che orali. Alla netta disapprovazione delle due donne per l’età e l’aspetto del santone: claudicante, con una lunga barba ispida e una forte puzza di tabacco, la presunta vittima aveva ribadito che il sesso con il maestro era solo uno strumento per il percorso di purificazione che aveva intrapreso. Con lui praticava anche “sesso verticale” per elevarsi ancora di più nel suo cammino verso la “destrutturazione da una società strutturata”.
L’unico flirt avuto nell’estate di quattro anni fa con una ragazzo dell’alta Tuscia sarebbe stato un “grave errore”, avendo fatto con lui soltanto “sesso orizzontale”. Ma c’è di più. Era l’estate del 2018 quando la figlia di Virginia sarebbe stata malmenata per via di quella relazione sentimentale. La frase “senza farmi male per favore”, registrata di nascosto dalla madre, sarebbe stata rivolta a Gaeta durante le pratiche sessuali “spirituali” richieste dal maestro per espiare l’errore di quel rapporto poi finito:
“…Sul suo Pc trovai gli insegnamenti che Gaeta le impartiva – racconta Virginia – c’erano 64 esercizi da fare, tutti basati sul sesso. In un file c’era quello che mia figlia avrebbe dovuto eseguire, il tutto aveva uno sfondo esplicitamente sessuale. La prima fase coincideva con il love-bombing (tipologia di affetto tossico e manipolativo), periodo in cui Gaeta e la moglie coccolavano, per modo di dire, mia figlia, conquistandone la fiducia. La seconda fase era quella dell’espiazione durante la quale lei doveva espiare le proprie colpe accettando le pene. Poi le fecero firmare il “Giuramento della vocante” con il quale si assicuravano il silenzio di mia figlia. Doveva essere sposa, concubina e amante. Gaeta agiva utilizzando lo psicodramma, servendosi di personaggi del teatro. Secondo me tra luglio e agosto 2018 mia figlia è stata violentata, perché scappò e si rifugiò a casa di un amico, il quale mi mandò delle foto in cui si vedono i bozzi sulla testa. Oltre a essere sottomessa come schiava sessuale le chiedeva foto delle parti intime. Doveva svegliarsi nel bel mezzo della notte e masturbarsi…”
A marzo dell’anno prossimo sarà in aula l’ex ragazzo della presunta vittima che avrebbe già dovuto presentarsi in aula. Se non verrà spontaneamente a deporre il magistrato potrebbe disporre l’accompagnamento coattivo tramite i carabinieri.