Gabriele Rubini, divenuto celebre grazie a trasmissioni televisive di successo e adesso dedito alla causa palestinese, giorni addietro avrebbe “attaccato” via Twitter la senatrice. Che lo ha denunciato assieme ad altri “odiatori” che operano in rete.
Roma – Da Camionisti in trattoria al banco degli imputati? Speriamo proprio di no anche se il noto Chef Rubio, al secolo Gabriele Rubini, 39 anni, frascatano Doc, figurerebbe fra i 24 denunciati come hater, ovvero odiatori virtuali, dalla senatrice a vita Liliana Segre per minacce e diffamazione aggravata dall’istigazione all’odio razziale. In effetti il protagonista di “Unti e Bisunti”, su diversi post pubblicati su Twitter, avrebbe citato a più riprese la Segre, sopravvissuta all’Olocausto nazista. Uno dei post “incriminati” riguarderebbe le difese del popolo Palestinese che Rubio ha sempre sostenuto:
”…”Palestinesi? “Non mi occupo di politica”. Cit. Liliana Segre. Vedo che però te ne occupi quando si tratta degli ucraini. Lasciami dire che il tuo silenzio sistematico nei confronti della pulizia etnica che il popolo palestinese sta subendo da 74 anni è disgustoso”.
Una volta appresa la notizia della denuncia, di cui però Rubio avrebbe solo notizia giornalistica, il noto chef tuscolano avrebbe risposto stizzito, ma rincarando la dose sempre su Twitter:
“I cortocircuiti cui assistiamo: Ebrei che difendono e avallano regimi nazisti, che ancora si nascondono dietro l’antisemitismo se si tenta un dibattito che dia ragione di ciò che stanno combinando al popolo Palestinese…A parte il fatto che non mi è arrivata nessuna denuncia e che non ho mai minacciato Liliana Segre…Chiedere a Liliana Segre di denunciare i crimini della colonia d’insediamento israeliana e dell’esercito nazista che da 74 anni porta avanti la pulizia etnica del popolo nativo palestinese (semita) sarebbe incitare all’odio? I silenzi di parte sono odio, non chi resiste…”.
A parte che c’è modo e modo di dire le cose senza offendere nessuno, la senatrice a vita ha davvero depositato le denunce presso i carabinieri della caserma di via Moscova a Milano, tramite il suo avvocato Vincenzo Saponara. Una volta presentata la denuncia-querela contro i 24 profili social, compresi alcuni indirizzi email da cui sono partite diverse minacce e insulti di stampo antisemita, il pubblico ministero coordinerà le indagini che svolgeranno i carabinieri ai fini di identificare i presunti responsabili degli eventuali reati posti in essere e che verranno individuati dall’autorità giudiziaria attraverso l’inchiesta dei militari.
Pare che a Chef Rubio non sia stato notificato alcun avviso di garanzia, ma questo non significa che su di lui non si svolgano indagini. Insomma non rimane che aspettare i tempi della giustizia italiana. Ma c’è di più. Anche un altro tweet, ancora più forte, sarebbe finito nel mirino della Procura milanese: ”Molto più severa quanto? Roba da fustigazioni e manciate di sale sulle ferite? Gogna? Vergine di ferro? Giusto per capire i tuoi gusti #Auschwitz #cheschifo”. La frase incriminata è una replica di Rubio alla senatrice quando lo scorso 6 novembre la parlamentare a vita aveva auspicato più severità da parte dello Stato nei confronti dei medici No Vax. Rubio è stato più volte al centro di aspre polemiche che gli attribuivano insulti antisemiti contro Israele a sostegno delle sue posizioni filo-palestinesi.
Ma Rubini replica a gran voce di non aver mai minacciato chicchessia, ma solo invitato a “condannare i crimini di Israele”. Solidali con Liliana Segre sono stati Matteo Renzi e Mara Carfagna oltre al console onorario di Israele per la Toscana, l’Emilia Romagna e la Lombardia, Marco Carrai:
”Lo Chef Rubio dovrebbe almeno conoscere la storia prima di accostare il sionismo al regime fascista – ha detto Carrai – dunque esprimiamo solidarietà alla senatrice a vita Liliana Segre per gli attacchi subiti da Gabriele Rubini. Il personaggio televisivo dimentica che, a differenza dei suoi tatuaggi, quello portato sul braccio dalla senatrice è un numero perché a coloro che andavano nei campi di sterminio come massimo livello di odio levavano anche il nome, non lo cambiavano in un nome d’arte come quello di Gabriele Rubini in arte chef Rubio”.
La replica del cuoco non si è fatta attendere: ”Non rappresenta nessuna autorità”. Dalla parte di Rubio Marta Collot-Potere al Popolo, Palestina Libera ed altri movimenti politici e sociali.