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Catania, aeroporto a scartamento ridotto. Ed è polemica sulla gestione dell’emergenza

Dopo il rogo all’aeroporto di Catania Burtone parla di “cattiva gestione” dell’emergenza e della mancanza di “una cabina di regia”. Intanto i turisti patiscono disagi incredibili.

Catania – L’aeroporto del capoluogo etneo rimane operativo per un terzo e nulla lascia presagire una riapertura del terminal A per il 25 luglio. E mentre centinaia di turisti italiani e stranieri assistono a ritardi e riprogrammazioni dei voli, è scoppiata la polemica sulla gestione dell’emergenza.

Se da una parte la società di gestione sta lavorando per pulire e bonificare l’area interessata dal rogo, dall’altra si profila una perdita di immagine senza precedenti. Perché la gestione della situazione è nata e continua a rimanere nel caos.

Manca quella che il deputato del Partito democratico dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Burtone, definisce “cabina di regia”. “È inaccettabile – ha detto il parlamentare  e sindaco di Militello in Val di Catania che a diversi giorni dal rogo non esista una regia che gestisca la situazione e che trovi soluzioni per far riaprire il prima possibile lo scalo”.

La rete messa in campo è stata inadeguata e insufficiente – ha proseguito Burtone – dopo l’emergenza la situazione è stata gestita nel caos. Avremmo voluto maggiore collaborazione tra le varie realtà aeroportuali siciliane, per aiutare il sistema catanese”.

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Il deputato Giovanni Burtone

E per sanare il problema il deputato chiede “l’intervento della Protezione civile”, uno sforzo maggiore per le operazioni di bonifica e pulizia: “Bisogna lavorare h24, certo frazionando i turni, perché i lavoratori non possono lavorare più del dovuto e per giunta sotto il caldo”. Tra le soluzioni messe in campo da Burtone c’è anche la richiesta di “potenziare Comiso, è uno scalo importante che è stato considerato poco” e soprattutto la proposte di “approntare una rete di comunicazione e di accoglienza adeguate”.

Un’opzione sarebbe anche quella di implementare il trasporto su rotaie “il professore dell’Università di Reggio Calabria, Francesco Russo, aveva lanciato l’idea di utilizzare le frecce per il trasporto da e per la Sicilia. In poche ore il treno sarebbe arrivato a Trapani partendo da Roma”.

Poi nel bailamme di riprogrammazioni dei voli su Palermo, Trapani, Comiso e Reggio Calabria, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha annunciato l’utilizzo dello scalo dell’aviazione militare italiana di Sigonella. Peccato che a quattro giorni dall’annuncio, in piedi esista solo un tavolo di concertazione.

Parte dell’aerostazione etnea andata in fumo

Crosetto aveva dato disponibilità per l’aeroporto militare, ma non è così, perché da Sigonella non partono e non arrivano aerei”, ha proseguito Burtone che ha poi detto di non voler fare polemiche con il governo di centro destra.

Ha poi affermato di voler chiedere risposte al governo sulle iniziative che vuole mettere in campo per risolvere la situazione e “dare risposte alle realtà pesantemente danneggiate in questi giorni”.

Come turisti, aziende, agenzie di viaggio e strutture ricettive. Mentre i siciliani stanno pagando in termini di immagine e di denaro, il ministro dei trasporti, Matteo Salvini, dopo giorni di silenzio, ha deciso di convocare, nella giornata odierna, un tavolo al Mit per affrontare il dossier dell’aeroporto di Catania.

Nel frattempo proseguono le indagini per stabilire le cause del rogo. Si parla infatti di uno scoppio che ha preceduto l’incendio, forse derivato dal cattivo funzionamento di un condizionatore d’aria. Un’altra ipotesi si spinge oltre, cioè sulla possibilità di anomalie e malfunzionamenti dell’impianto antincendio.

Le indagini sono ancora in corso – ha detto Burtone – Spero si sia trattato soltanto di un guasto e che non sia di origine dolosa. Se è vero che sistema antincendio non ha funzionato, è grave.  Ora superata la crisi devono essere individuate le cause e i responsabili. Per questo è necessario aspettare la fine delle indagini”.

Sigonella in attesa di dare supporto a Fontanarossa

Nel frattempo il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha parlato di “situazione intollerabile, è passata una settimana dal rogo e non è chiaro quando ritorneremo alla cosiddetta normalità”.  

Immediata la risposta del presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani: “C’è chi, come il ministro Urso, preferisce alimentare sterili polemiche adombrando dubbi su carenze infrastrutturali di un sistema aeroportuale che, ricordo al ministro, sino alla vigilia dell’incidente individuava in Fontanarossa un significativo hub internazionale, sia sotto il profilo dei movimenti aerei e passeggeri, che sulla qualità dei servizi di terra”.

Ancora una volta – aggiunge il governatore – il ministro delle imprese e del Made in Italy, interviene in modo scomposto, più a tutela di vicende localiste che nell’interesse dell’intero popolo siciliano”.

Poco dopo è arrivata la  controreplica di Urso, per il quale non ci sarebbe stata alcuna “vis polemica”, ma solo “massima collaborazione come sempre”, per poi aggiungere di aver sentito il “dovere istituzionale di far presente quali siano le gravi ricadute”.

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