Nell’appartamento del marito a Trieste la polizia ha acquisito 700 oggetti tra coltelli, forbici, guanti e un maglione. Lui si è preso una vacanza in Austria: “Sono sereno”.
Trieste – Una svolta nelle indagini sulla morte di Liliana Resinovich, scomparsa il 14 dicembre 2021 e trovata senza vita il 5 gennaio 2022 a Trieste. Durante la perquisizione nell’appartamento di Sebastiano Visintin, marito della vittima e unico indagato per omicidio, la polizia su disposizione della pm Ilaria Iozzi ha sequestrato centinaia di utensili da taglio, un paio di guanti e un maglione. La perquisizione, avvenuta la notte di martedì 8 aprile e durata fino all’alba, getta nuova luce su un caso che continua a dividere l’opinione pubblica. Ecco i nuovi dettagli emersi
La perquisizione: sette ore di ricerche
Alle 22 circa di martedì, gli agenti della Squadra Mobile di Trieste, diretti da Alessandro Albini, si sono presentati al civico 2 di via Verrocchio, dove Visintin viveva con Liliana. L’operazione, autorizzata dalla pm Iozzi, è stata meticolosa: per oltre sette ore, fino alle 5 del mattino, la casa è stata setacciata alla ricerca di prove. Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Piccolo, gli investigatori avrebbero sequestrato oltre 700 oggetti, tra cui decine di coltelli e forbici di varie dimensioni e tipologie, un paio di guanti e un maglione. Visintin, 73 anni, ex fotoreporter e appassionato di mountain bike, è rimasto in casa durante il sopralluogo, dichiarando al Piccolo: “Ero seduto sul divano, non so esattamente dove abbiano guardato.”
Visintin: un passato da arrotino
Un elemento chiave per interpretare il ritrovamento è il passato professionale di Visintin. L’uomo, come noto, gestiva un laboratorio da arrotino, attività poi trasferita nell’appartamento di via Verrocchio dopo la chiusura del magazzino. Molti degli utensili sequestrati – coltelli e forbici in particolare – potrebbero appartenere a clienti o essere legati a questa occupazione. Tuttavia, la quantità e la varietà degli oggetti hanno spinto gli inquirenti a sottoporli a esami approfonditi, per verificare eventuali collegamenti con la morte di Liliana. I guanti e il maglione, in particolare, potrebbero rappresentare indizi significativi, ma al momento non sono stati resi noti dettagli sulle analisi in corso.
Il caso Resinovich: una morte ancora misteriosa
Liliana Resinovich, 63 anni, ex dipendente regionale in pensione, uscì di casa la mattina del 14 dicembre 2021, lasciando borsetta, documenti, cellulari e fede nuziale. Non fece mai ritorno. Il 5 gennaio 2022, il suo corpo fu trovato nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, a pochi passi da casa. Era avvolto in due sacchi neri, con la testa coperta da due sacchetti di nylon chiusi da un cordino. Inizialmente, la Procura ipotizzò un suicidio, ma una super-perizia depositata il 28 febbraio 2025 da Cristina Cattaneo e altri esperti ha escluso questa tesi, indicando l’asfissia come causa della morte e rilevando lesioni compatibili con un’azione di terzi, tra cui una frattura alla seconda vertebra toracica.
Il 23 febbraio 2023, il gip Luigi Dainotti aveva respinto la richiesta di archiviazione, ordinando nuove indagini per omicidio. Visintin, iscritto nel registro degli indagati l’11 aprile, è ora al centro delle indagini.
Le reazioni e le accuse
La perquisizione è stata accolta come una svolta da Sergio Resinovich, fratello della vittima, e da Claudio Sterpin, amico ed ex amante di Liliana, che da anni chiedono di indagare sul marito. Sergio ha ipotizzato un movente economico, sostenendo che Visintin temesse di perdere la stabilità finanziaria derivante dal matrimonio. “Solo lui aveva interesse a far trovare il corpo per accedere all’eredità,” ha dichiarato a La Repubblica. Sterpin, invece, ha escluso che Liliana si fosse recata volontariamente nel parco, suggerendo che il corpo fosse stato conservato altrove prima di essere abbandonato.
Le prossime tappe investigative
Gli oggetti sequestrati saranno sottoposti ad analisi forensi per verificare eventuali tracce biologiche o compatibilità con la scena del crimine. I guanti potrebbero essere esaminati per residui, mentre il maglione potrebbe essere collegato a un contesto specifico della vicenda. La grande quantità di utensili da taglio pone una sfida: distinguere tra strumenti di lavoro e possibili strumenti del delitto. Gli inquirenti stanno anche riesaminando i filmati delle telecamere di sorveglianza e i dati digitali di Visintin, come richiesto dal gip nel 2023.
La pm Iozzi, subentrata a Maddalena Chergia, sembra intenzionata a esplorare ogni pista, senza escludere altre persone coinvolte. Tuttavia, al momento, Visintin rimane l’unico indagato, con il peso delle accuse familiari e mediatiche che lo indicano come principale sospettato.
Visintin in Austria in vacanza: “Sono sereno”
Intanto Visintin è in Carinzia, nel Sud dell’Austria, al confine con il Friuli Venezia Giulia. “Sono venuto a riposarmi, non sto bene, ora mi sento un po’ meglio, ho anche qualche problema fisico” ha detto il marito di Liliana Resinovich, raggiunto telefonicamente all’indomani della notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati. “Non sono preoccupato”, la vicenda “è ingigantita, vediamo …”. Visintin ha raccontato di essere partito sabato alle 6:30 da Trieste e di essere arrivato in albergo nella zona di Villacco (Villach) dopo due ore. “Mi preparo e prendo la bici, forse vado a Felden, farò il giro del lago. Nel pomeriggio andrò in sauna con i soliti amici”. E sull’iscrizione nel registro degli indagati, dice: “Sono tranquillo, sereno, ora con i miei avvocati Alice e Paolo Bevilacqua abbiamo fatto richiesta per capire bene di cosa stiamo parlando e poi decideremo il da farsi”. Gli inquirenti “dovranno valutare anche gli oggetti presi da casa” durante l’ultima perquisizione. “Erano già stati altre volte in casa mia, non ho cambiato nulla dentro casa e non mi aspettavo che sarebbero tornati, ma resto sereno, vedremo cosa diranno”.